07 agosto 2005

Perche' incentivare i Biocarburanti?

CAMPAGNA 2005 PER I BIOCARBURANTI dal 2 agosto 2005 L'utilizzo dei biocarburanti è una realtà in Francia e in Germania ma non in Italia dove nel 2005 il contingente defiscalizzato di biodiesel è stato persino ridotto nella finanziaria da 300mila a 200mila tonnellate. I biocarburanti sono alternativi al diesel e alla benzina, sono meno inquinanti per l'aria, riducono la dipendenza dal petrolio e favoriscono l'occupazione agricola. La direttiva europea 30/2003 impone all'Italia l'obiettivo di coprire il 2% della domanda di carburanti con i biocarburanti entro il 2005 e del 5,75% entro il 2010. Il recente decreto legge 128/2005 del governo ha previsto la copertura teorica soltanto del 1% entro il 2005 e del 2,5% entro il 2010... l'Italia è ben al di sotto dell'obiettivo europeo. Perché incentivare i biocarburanti?PETIZIONE PER I BIOCARBURANTI IN ITALIAI biocarburanti sono producibili da qualsiasi azienda agricola in Italia e nel mondo. Rispetto al petrolio non esistono problemi di scarsità o di concentrazione delle riserve in poche aree desertiche. I biocarburanti sono fonte di occupazione per l'agricoltura europea e del sud del mondo. Sono meno inquinanti del diesel e della benzina riducendo lo smog nelle città e il problema dell'effetto serra. I vantaggi economici e sociali del Conto Energia sono evidenti:Fabbisogno energetico nazionale. Crescita dell'auto-produzione nazionale di carburanti con conseguente miglioramento dell'autosufficienza energetica nazionale. In Francia i biocarburanti sono miscelati al 5% con i carburanti tradizionali.
Occupazione nel settore agricolo. La produzione agricola per fini energetici favorisce l'occupazione nel settore agricolo ben distribuita sul territorio nazionale.
Il fenomeno dell'olio di colza. I cittadini italiani che utilizzano olio di colza alimentare miscelato con il diesel compiono il reato di evasione delle accise sui carburanti. Nulla però viene fatto per agevolare la produzione e la vendita dei biocarburanti legalizzati. L'aumento del prezzo del petrolio sta facendo aumentare automaticamente le entrate dello Stato tramite le accise, a spese dei consumatori e delle imprese, perché non investire questo surplus per defiscalizzare la produzione dei biocarburanti legali?
Maggiore redditività delle imprese agricole nazionali. La domanda dei biocarburanti non mancherebbe, lo dimostra il crescente fenomeno illegale per l'olio di colza alimentare (materia prima agricola da distinguere dai biocarburanti). I biocarburanti rappresenterebbero una valida attività di reddito complementare per le aziende agricole oltre che una possibilità di autoconsumo senza dover dipendere dalle oscillazioni del prezzo del petrolio.
I biocarburanti riducono lo smog in città. L'uso dei biocarburanti riduce lo smog in città e le conseguenze sulla salute dei cittadini. I recenti blocchi del traffico nel 2005 hanno dimostrato la gravità delle condizioni nell'aria che respiriamo nelle città italiane.
Riducono l'effetto serra. I biocarburanti rilasciano nell'aria la stessa quantità di CO2 assorbita dalla pianta per crescere. Il bilancio con l'ambiente si chiude in pareggio e non si alimenta l'effetto serra. Favorisce pertanto il raggiungimento degli obiettivi di Kyoto.
Maggiore indipendenza dal petrolio. Il petrolio è ormai stabile al di sopra dei 50-60 dollari al barile con conseguente pressione inflazionistica sui prezzi al distributore di benzina o di diesel. Una vera e propria tassa per tutti i cittadini che penalizza soprattutto i ceti meno abbienti. Soltanto le Casse dello Stato beneficiano tramite le accise dall'incremento del prezzo del petrolio, tutti i cittadini e le imprese sono invece penalizzate nel potere di acquisto e nei costi. Aumentare la quota dei biocarburanti frenerebbe questa situazione di empasse.
Meno guerre per il petrolio. La minore dipendenza dai paesi produttori di petrolio favorirebbe una caduta del prezzo del petrolio e una minore attenzione geopolitica per le zone ricche di petrolio. Se il petrolio avesse minore importanza non ci sarebbero guerre del petrolio.
E' pertanto fondamentale allineare l'Italia agli obiettivi della direttiva europea 30/2003 e aumentare al 2% la presenza di biocarburanti in Italia entro il 2005 per consentire il raggiungimento del 5,75% entro il 2010. E' al pari necessario aumentare il contingente defiscalizzato di diesel da 200.000 tonnellate a 500.000 tonnellate entro la prossima finanziaria. Una risposta razionale al problema dello smog, dell'olio di colza, della dipendenza dal petrolio e dell'occupazione agricola.

1 commento:

  1. un po di chiarezza
    Gasolio alle stelle con un prezzo alla pompa che negli ultimi mesi è aumentato, in modo molto poco giustificabile, proporzionalmente di più di quello della benzina, ed ecco che nascono le alternative «fai da te».

    Primo fra tutti il pieno con oli vegetali come quello di colza, puro o diluito, acquistato all’ipermercato. Trasmissioni tv e giornali hanno dato enfasi e notorietà a un fenomeno “underground” molto diffuso tra gli automobilisti e ora fare rifornimento con i barattoli di olio di colza comprati al Lidl o alla Coop è diventato una pratica di moda, illegale questo è certo, non più riservata a una nicchia fan del common rail targato risparmio. Già perché un litro di olio di colza costa meno della metà di uno di gasolio, ma solo perché si evadono accise e balzelli. E il motore diesel in genere lo digerisce bene. L’ingegner Rudolf, infatti, lo progettò per fargli bruciare di tutto: il primo motore progettato dal padre del Diesel andava ad olio vegetale, di canapa e cereali.
    Nessun dubbio dunque. Fare il pieno con l’olio del supermarket è illegale: si rischia una pesante sanzione per evasione fiscale. Ma qualcuno avanza anche l’ipotesi che l’olio di colza al posto del gasolio sia da considerare una reazione forte, quasi un esempio di disobbedienza civile, di fronte al caro carburanti.
    La benzina un anno fa in questo periodo costava 1,094 euro al litro, il gasolio 0,901 euro al litro. Oggi invece la benzina costa il 9,7% in più rispetto al 2004, mentre il gasolio addirittura ha registrato un 20,7% in più. E il rincaro ha colpito il carburante dal rendimento, in termini di litri per km, più elevato e il suo costo è vicino al pareggio con la benzina. Penalizzando in questo modo i proprietari delle mediamente più costose vetture diesel che vedono allontanarsi il punto di pareggio rispetto all’acquisito di un’equivalente auto alimentata a benzina.

    L'olio di colza costa negli ipermercati e nei discount dai 45 al 70 centesimi al litro. E la differenza è tutta nel carico fiscale, mentre l’aumento del petrolio è molto meno influente sul prezzo finale alla pompa
    Biocarburanti.

    L’enfasi mediatica data in queste settimane all’olio di colza come carburante “fai da te” ha riproposto agli onori della cronaca il biodiesel, ovvero il gasolio derivato da prodotti agricoli.

    Bisogna tuttavia distinguere tra i due prodotti: l'olio di colza è un prodotto vegetale che viene venduto nei supermercati a uso alimentare, mentre il biodiesel si ottiene attraverso un processo industriale di esterificazione dai semi di colza e girasole.

    A spingere l’utilizzo di carburanti di origine vegetale sono dunque le associazioni di categoria. Secondo Coldiretti, che parla esplicitamente di una penalizzazione fiscale per i carburanti di origine vegetale, a oltre sei milioni di auto potrebbe essere garantita l'autonomia energetica necessaria a percorrere ventimila chilometri in un anno grazie all'utilizzo di biocarburanti, da miscelare al 5% con le normali benzine o gasolio, ottenuti dalla coltivazione di oltre 250.000 ettari coltivati a colza, girasole e barbabietola da zucchero.

    L'utilizzo di olio di colza al posto del gasolio nelle vetture diesel, soprattutto se miscelato con gasolio convenzionale è possibile, ma secondo dice il responsabile per l’ambiente di Coldiretti, Stefano Masini, il suo impiego oltre alla frode fiscale pone problemi di adattabilità dal punto di vista tecnico e della correttezza della combustione.

    Invece il biodiesel, sottolinea Masini, è penalizzato da problemi economico-fiscali. «Produrlo è molto costoso: se un metro cubo di petrolio costa 300 euro, un metro cubo di questa miscela arriva a 650 euro. Se a questi costi di produzione si applica l'accisa che è di 400 euro a metro cubo è chiaro come il biodiesel vada del tutto fuori mercato. Ed è questa la ragione per cui chiediamo la sua defiscalizzazione. Se lo stato eliminasse l'accisa il biodiesel diventerebbe immediatamente concorrenziale».

    Purtroppo non si sta andando in questa direzione. Nell'ultima Finanziaria è stato ridotto il quantitativo di biodiesel che gode di fiscalità di favore da 300mila a 200mila tonnellate mentre, ad esempio, la Francia lo ha completamente liberalizzato.
    «Per questo - afferma Masini -il quantitativo prodotto in Italia è solo quello che è defiscalizzato, cioè ben poco. L'idea è di eliminare il carico fiscale su tutto il biodiesel prodotto introducendo misure strutturali nei comuni a rischio targhe alterne o l'obbligo di introdurre nei parchi autovetture circolanti delle miscele in grado di abbattere il carico inquinante». Secondo la Coldiretti, con il biodiesel, è possibile ridurre dell'80% le emissioni di idrocarburi e policiclici aromatici e del 50% quelli di particolato e polveri sottili.
    Anche Confagricoltura ricorda che la legge Finanziaria ha favorito l'introduzione del bioetanolo, mentre è stato penalizzato il biodiesel (con la già citata riduzione da 300mila a 200mila tonnellate del quantitativo esente da imposte). Questo perché, secondo Confagricoltura, c'è un interesse a livello nazionale per spingere le filiere di prodotti nazionali, come ad esempio la barbabietola, mentre il biodiesel viene prodotto da semi di girasole o colza che importiamo soprattutto dal nord Europa.
    «Quanto all'olio di colza di cui si fa un gran parlare - dice Claudio Raddino, esperto del settore in Confagricoltura - bisogna frenare questi entusiasmi: primo perché si fa evasione fiscale e poi perché c'è un problema di tecnologia, di difficoltà oggettive, non tutti i motori rispondono al meglio. È un argomento che fa molto folclore perché i prezzi sono molto bassi, anche se dal punto di vista ambientale l'abbattimento delle emissioni nocive è notevole».

    A favore della fattibilità tecnica del pieno alla colza anche gli esperti di automobili. Roberto Landini, presidente di Confartigianato Autoriparazione (l'associazione che rappresenta le officine automeccaniche), sostiene infatti che «l'olio di colza non crea danni. Ha minori emissioni inquinanti. L'unica controindicazione è che utilizzarlo è illegale perché chi lo fa froda il fisco». Quanto all'utilizzo del biodiesel, il carburante ricavato dal trattamento degli scarti delle lavorazioni agricole di diverse colture, secondo il presidente di Confartigianato Autoriparazione «può già essere utilizzato al 30-50% nelle automobili a motore diesel senza controindicazioni». Le case automobilistiche frenano gli entususiami: l’utilizzo di carburanti diversi da quelli previsto nel libretto d’uso e manutenzione della vettura potrebbe invalidare la garanzia in caso di danni.

    Typhoon

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