23 ottobre 2010

Il primo Sì in bici elettrica...

La coscienza ecologica di questi ultimi anni ha influenzato il modo di vivere e la stragrande maggioranza dei settori merceologici in commercio. Ora questa sensibilità per l’ambiente ed una spiccata etica verso l’hand made hanno conquistato anche il mondo del wedding.
Si terrà a questo proposito sabato a Roma il primo matrimonio d’Europa in bici elettrica: gli sposi che hanno scelto questo originale modo di unirsi per la vita, sono la regista Liliana Ginanneschi e Adriano De Concini. Dopo il fatidico sì alle 11 in Campidoglio, la novella coppia, si dirigerà per il pranzo a Trastevere con un corteo di circa venti persone, sempre rigorosamente in bici elettrica.
I mezzi a due ruote saranno dotati di un motore a basso impatto ambientale che permetterà di raggiungere una velocità di 25 km all’ora e una batteria con 50 km di autonomia, per ammirare le bellezze capitoline senza fatica e senza il pericolo di multe.
Secondo quanto riporta una nota, “le bici elettriche che utilizzeranno gli sposi sono le Frisbee prodotte da TC Mobility di Bolzano disponibili in vendita e a noleggio da Ecovia, il primo store della Capitale specializzato esclusivamente in questo tipo di prodotto”.
A Milano invece è da poco nato un atelier dedicato esclusivamente alla realizzazione di abiti da sposa equosolidali.
Chi ha lavorato l’abito del mio matrimonio? Qual è la sua storia? In quale parte del mondo vive? In quali
condizioni economiche e ambientali ha dovuto lavorare per farmi felice?
L’Orlo del mondo ha una risposta precisa a ognuna di queste domande. Il primo marchio equo e solidale di abiti da cerimonia è stato capace di intuire una tendenza oggi sempre più diffusa: quella di far incontrare le capacità e le energie degli artigiani dei Paesi in via di sviluppo con la domanda sempre più forte dei consumatori responsabili, attenti alla provenienza e alla storia di tutto ciò che acquistano. Anche (e soprattutto) nel giorno più importante della loro vita.
Fin dalla prima collezione dedicata alle spose, nel 2007, l’Orlo del mondo ha scelto di affidare la realizzazione dei propri abiti agli artigiani di CRC (Craft Resource Center) che, nei villaggi attorno a Calcutta, lavorano su telai a mano la “aimsha peace silk”, la seta non violenta (ottenuta senza uccidere i bachi), e ricamano secondo le più antiche tradizioni.
Persone con un volto e un nome che, nel corso dei vari processi di lavorazione, si incontrano e confrontano continuamente con le responsabili italiane del progetto.
All’origine dell’ Orlo del mondo, il primo marchio equo e solidale dedicato alle spose, c’è Cose dell’altro mondo, l’associazione nata a Milano nel 1995 come bottega del mondo e ora diventata un nuovo Spazio, in Ripa di Porta Ticinese 47, interamente dedicato agli sposi che desiderano realizzare il sogno di un matrimonio etico e solidale con gli abitanti del Sud del pianeta.
La scelta degli abiti da sposa l’Orlo del mondo per il 2010 è ancora più ricca che in passato. L’unica costante è che ogni abito è sempre studiato in Italia da Cose dell’altro mondo, con la consulenza di stile e sviluppo di Andrea Orazi, per poi essere completamente realizzato dagli artigiani esperti di CRC, nel pieno rispetto dei criteri del Fairtrade.
La ricchezza dei ricami e l’eleganza dei nuovi modelli quest’anno è completata da morbidissime, autentiche pashmine, perfette per i giorni più freschi, e viene incontro alle richieste delle spose con la disponibilità di tessuto extra per ricoprire le scarpe da cerimonia.
Oltre all’atelier degli abiti l’Orlo del mondo, il nuovissimo Spazio Cose dell’altro mondo offre una scelta unica di bomboniere solidali mai viste prima, partecipazioni dal sapore etnico e rétro, lista nozze per la casa e tutti gli indirizzi utili per il giorno del sì. Un lavoro svolto con cura e dedizione da chi il commercio equo e solidale lo conosce e lo promuove da 15 anni e sa come scegliere e garantire tutta la filiera di lavorazione dei pezzi scelti, dai tessuti per la casa ai piatti, dalle fedi ai fiori.
In questi tempi in cui molti trovano conveniente parlare di prodotti etici, ma pochi si impegnano a rispettare chi li ha lavorati, diventa utile ricordare che “L’economia che nuoce al benessere morale di un individuo o di una nazione è immorale” (Mahatma Gandhi).
E che anche una piccola realtà può fare grandi cose.
www.quibio.it

21 ottobre 2010

"NATURALMENTE BIO"...

IN SARDEGNA 1351 AZIENDE
12:23 21 OTT 2010 (AGI) - Cagliari, 21 ott. - In Sardegna operano 1.351 aziende biologiche e piu' di 400 nella sola provincia di Cagliari, che conta anche piu' della meta' dei punti vendita specializzati biologici presenti nell'isola: 7 su 13 complessivi. Si stima che, su base regionale, il fatturato delle aziende "bio" sia di 70 milioni di euro, 5,5 milioni di euro quello dei punti vendita specializzati biologici. I dati sono stati illustrati stamane dall'assessore alle Attivita' produttive della Provincia di Cagliari, Piero Comandini, alla presentazione di "Naturalmente Bio", iniziativa curata dall'Associazione sarda agricoltura biologica in programma domenica 24 ottobre dalle 9 alle 13 al parco di monte Claro, a Cagliari. Oltre alla degustazione di prodotti biologici, saranno allestiti laboratori sulla trasformazione del formaggio e stand informativi. "Siamo ormai giunti alla terza edizione", ha affermato Comandini, "e abbiamo deciso di confermare il patrocinio della Provincia perche' crediamo molto in questo tipo di economia, capace non solo di promuovere una corretta alimentazione, ma anche di aiutare l'economia del territorio, ad esempio puntando sulla filiera corta". In Italia le aziende "bio" sono in costante crescita, mentre in Sardegna, malgrado crescano le superfici e colture, gli operatori del settore sono in lieve diminuzione. Gli ultimi dati disponibili si riferiscono allo scorso anno, anche se "nel 2010 si registra una controtendenza", ha affermato i rappresentanti dell'Asab, "e pur in assenza di dati ufficiali risultano 800 nuovi operatori". Il comparto piu' importante per numero di capi trattati e' la pastorizia (400 mila ovini, 14 mila bovini e 700 suini) con la produzione dei formaggi pecorini, che si colloca subito dopo l'ortofrutta. (AGI) Cli/Sol/Cog