19 agosto 2010

Patatine in sacchetto biodegradabile.

Le patatine “verdi” che vendono per il rumore
È infatti per il rumore del loro sacchetto che le “Sun Chips” della Frito-Lay sono diventate una sorta di fenomeno nazionale. La società, quando nel gennaio scorso le lanciò sul mercato insistette molto sul nuovo aspetto `ecologico´ delle nuove confezioni biodegradabili. I vari spot di lancio puntarono tutti sulla componente “verde” del prodotto. Mai impostazione di marketing si rivelò più sbagliata. A rendere famose le Sun Chips è stato il «rumore pazzesco» che fa il sacchetto, ben superiore a qualsiasi altra confezione mai utilizzata in America per prodotti analoghi. E quel rumore è diventato così “di moda” che anche il serioso Wall Street Journal dedica alle Sun Chips un servizio in prima pagina.
E un pilota dell’aeronautica misura il rumore
“Ecco la “tecnologia per patatine” che distrugge il tuo udito” riporta il giornale citando J. Scot Heathman, un pilota dell’aeronautica militare appassionato di quel rumore al punto da “misurarlo”: se si prende in mano il sacchetto di Sun Chips e lo si accartoccia, si raggiunge un rumore pari a 95 decibel, contro i 77 di un qualsiasi altro sacchetto di patatine. Il rumore delle Sun Chips è diventato un fenomeno di moda al punto che su Facebook è nato il gruppo “Scusa, ma non riesco a sentirti con il rumore di questo sacchetto di Sun Chips”. Si sono iscritti già 29.949 fan. La società produttrice ha spiegato che il rumore deriva dalla particolare composizione della pellicola biodegradabile. Quelle precedenti, a base di polipropilene e polietilene, non lo erano. Questa invece, a base di acido poliactico, è in grado di decomporsi completamente nell’arco di 14 settimane. Ma quando mangi le “sue” patatine quel sacchetto biodegradabile fa “un rumore pazzesco” e la gente paradossalmente le compra soprattutto per quello.


11 agosto 2010

La chiavetta Usb fatta dal mais.

Prodotta dalla Emtec la prima chiave usb fatta dal mais o per meglio dire derivante dalla fermentazione dell’amido del granoturco. La nuova chiavetta eco-friendly è disponibile nei formati 4, 8 e 16 gigabyte ed è compatibile con tutti i principali sistemi operativi; una chiave usb innovativa da un punto di vista dell’ambiente ma allo stesso tempo altamente performante.
La Flash drive M600, questo il suo nome completo, rappresenta un ulteriore passo avanti nel campo dello sviluppo sostenibile a dimostrazione di come tecnologia e ambiente possono tranquillamente procedere di pari passo. Essendo completamente biodegradabile non inquina l’ambiente ma anzi lo protegge, afferma la casa produttrice: “le molecole di glucosio presenti nelle fibre vegetali o nell’amido fermentano diventando acido lattico che successivamente, dopo un processo di polimerizzazione si trasforma in PLA (il polimero che ha il doppio vantaggio di essere biodegradabile ma anche resistente quanto la plastica). Dopo l’utilizzo, il PLA viene sintetizzato dai microorganismi presenti in natura per essere poi trasformato in anidride carbonica e acqua”.
Non solo quindi impatto zero sull’ambiente ma anche caratteristiche professionali, grazie alla velocità in lettura fino a 15 Mbps e scrittura fino a 8 Mbps; compatibilità con USB 1.1 e USB 2.0. ovviamente non poteva mancare anche un packaging fatto di materiali riciclabili al 100% e persino le stampe sono a completo rispetto dell’ambiente grazie alle vernici con inchiostro di soia utilizzate per le serigrafie.
Design sobrio, elegante e amico dell’ambiente, un connubio perfetto per la buona riuscita di un prodotto innovativo ed eco-friendly; dotata di un sistema scorrevole sul retro ed di un led multifunzione quando opera, la nuova flash drive sarà sicuramente apprezzata da una larga fetta di consumatori che quando effettuano gli acquisti considerano anche gli aspetti ambientali ed evidentemente se un colosso come la Emtec si è mossa in questa direzione vorrà dire che il numero di questi clienti è in netto aumento.

02 agosto 2010

Bioplastica dalla polvere di argilla

È al vaglio degli scienziati un nuovo composto che permetterebbe di ottenere la plastica dalla polvere d’argilla; non una plastica comune ma biodegradabile, sicuramente più sostenibile di quella che si ottiene dal mais, più economica e soprattutto la si potrà produrre su scala industriale; la notizia è stata pubblicata sulla rivista Macromolecules dell’American Chemical Society.
Il materiale cu cui si sta puntando molto deriva in buona parte dall’argilla, è completamente innocuo per la salute, lo si trova molto facilmente ed è completamente sostituibile a quello che si usa attualmente per la produzione di materiali nanocompositi. Attualmente infatti le organo-argille per essere sfruttate completamente vengono trattate con le ammine quaternarie che hanno lo svantaggio di essere difficilmente prodotte a causa dei rischi legati all’inquinamento ambientale e sanitario connessi allo loro produzione; per questi motivi assieme ad altri inconvenienti, tra cui i costi elevati, il loro uso è stato limitato.
Le nuove argille di cui si parla invece hanno la capacità di sfruttare un composto (il resorcinolo difenil-fosfato) che conferisce caratteristiche ecocompatibili maggiori rispetto alle ammine quaternarie senza rinunciare ad alcune caratteristiche chimiche fondamentali per il loro uso nelle plastiche più comuni.
Lo studio è stato condotto nella Stony Brook University di New York che attraverso il capo del progetto, Miriam Rafailovich, fa sapere che questo nuovo tipo di plastica sarà certamente più sostenibile e biodegradabile rispetto a quella che si ottiene del mais. L’unica cosa su cui invece non abbiamo notizia è quando vedremo questi nuovi materiali sostituire i più datati e sicuramente più inquinanti!