31 agosto 2005

Piatti e Bicchieri biodegradabili ai campionati di Atletica...

Piatti e Bicchieri Biodegradabili ai Campionati Mondiali di Atletica...
Ogni giorno oltre 50.000 tra Biopiatti e Biobicchieri della linea Bioware/ Chinet sona stati usati ai Campionati Mondiali di Atleti di Helsinki. L' avvenimento ha seguito un programma ambientale denominato " ECOmass" che mira a ridurre gli impatti globali ambientali migliorando la classificazione dei rifiuti, nel caso specifico classificandoli in compost. I ristoratori della manifestazione hanno scelto la linea Bioware/ Chinet, Biopiatti e Biobicchieri fatti da una resina completamente rinnovabile derivata dal mais e' molto simile alla plastica anche sotto l' aspetto tecnico chiamata NatureWorks PLA, munita di certificazione Europea Un 13432 di Biodegradabilita' e Compostabilita'.

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30 agosto 2005

L' Ecoturismo non conosce crisi...

Gli operatori del settore turistico cominciano a fare i conti della stagione
L'ecoturismo non conosce crisi
Nel mare di numeri e parole, emergono anche alcune tendenze precise. Sicuramente una di queste è il buon gradimento del turismo ecologico legato alle aree protette ed ai prodotti enogastronomici del nostro territorioL'ecoturismo, il turismo che mette in relazione l'uomo e la natura alla ricerca di una migliore qualità di vita, oggi rappresenta un fenomeno culturale e sociale che ruota intorno alla riscoperta dell'ambiente, un vero e proprio mercato in continua crescita che favorisce una vacanza autentica e ricca di contenuti. In Italia, nel 2004, come emerge dal terzo rapporto sul turismo-natura (curato dall'Osservatorio Permanente costituito in ambito Ecotur, il cui Comitato tecnico scientifico è costituito dall'Ufficio Studi dell'Enit, dall'Università degli Studi dell'Aquila e dall'Istat), presentato nell'ambito della 15.ma edizione dell'Ecotur, Borsa internazionale del turismo di settore, l'ecoturismo è stato un affare da oltre sette miliardi di euro, grazie ai 75 milioni di presenze registrate presso le strutture recettive dei parchi naturali. Il Bel Paese è considerato una delle destinazioni turistiche più quotate nella graduatoria dei Paesi europei con il 96,3% di citazioni di gradimento, precedendo la Spagna, la Francia, la Grecia e il Regno Unito. Sempre più spesso i turisti richiedono in maniera specifica il «Prodotto Parchi» e le preferenze cadono soprattutto sul Parco Nazionale d'Abruzzo, uno dei parchi storici italiani; anche se nella graduatoria dei Parchi Nazionali al primo posto troviamo il Parco Nazionale delle Cinque Terre, seguito da quello dell'Abruzzo, dalle Dolomiti bellunesi, il Cilento, lo Stelvio, il Gran Paradiso e il Vesuvio. Un aspetto essenziale, agli occhi del turista, sono le attività che si aggiungono al semplice turismo di base come: l'educazione ambientale, la scoperta dei valori e delle tradizioni legate ai singoli Paesi ma soprattutto il coinvolgimento delle popolazioni locali che stimola anche la crescita di una nuova imprenditoria. Le attività più frequenti in questi viaggi sono la scoperta del patrimonio naturale/culturale, le escursioni all'aria aperta, la visita delle aree protette. A livello internazionale infatti è stato registrato l'aumento di tour operator che trattano il prodotto «Parchi e Natura». Il giovane ecoturista ha un'età compresa tra i 25 ed i 34 anni, lavora nel terziario, ha un buon livello di istruzione, preferisce organizzare in maniera indipendente le proprie vacanze ed è disposto a spendere tra i 500 e i 1500 euro. Nel corso del Convegno Europeo «Ecoturismo: valore per il territorio opportunità per l'impresa» promosso dalla Provincia di Teramo, l'ecoturismo è stato stimato con una quota pari al 2% del mercato turistico globale con potenziali di crescita annua del 20%. Il binomio turismo-natura rappresenta quindi il riposo, la tranquillità, la salubrità e l'enogastronomia. Il turista non cerca più proposte di viaggi standardizzate e massificate ma punta alla riscoperta della natura, delle aree rurali, dell'agriturismo e dei prodotti alimentari legati al territorio. Il cosiddetto «ecogastroenoturista». Il territorio nazionale può offrire 150 strade del vino da percorrere, centomila imprese agricole dove acquistare direttamente cibi e bevande genuine, 13.000 agriturismi pronti a garantire ospitalità, 4.000 prodotti tradizionali regionali, 148 specialità a denominazione di origine e indicazione geografica protetta e oltre 400 vini dogc, doc, igt. Un patrimonio a cui abbinare parchi, aree protette e oasi che coprono quasi il 10% del territorio nazionale, centinaia di specie volatili rare, ambienti naturali inimitabili e una varietà di vegetazione unica per effetto del clima. Si cerca quindi di far combaciare la natura ai due primati nazionali Made in Italy cioè quello paesaggistico e quello gastronomico. La parola «Italia» infatti agli stranieri fa venire in mente soprattutto cibo e vino, seguito dai luoghi e dai paesaggi. Un forte contributo allo sviluppo dell'ecoturismo ad esempio viene dall'esperienza del Parco Nazionale del Gran Sasso, in Abruzzo, che promuove un turismo capace di valorizzare e tutelare le peculiarità del territorio creando, allo stesso tempo, opportunità di sviluppo economico e sociale. All'interno del Parco, a Cortino, un Comune nei Monti della Laga, si sta realizzando infatti un progetto pilota di ecoturismo, unico progetto italiano all'interno dell'iniziativa comunitaria «Ecoturismo: luoghi e tradizioni»che vede coinvolti Croazia, Cipro, Germania, Grecia, Lituania, Portogallo, Spagna e Svezia. Sono tante però le regioni italiane che propongono diversi itinerari naturali ed enogastronomici, un esempio lo sono il Piemonte e la Campania. Torino infatti avrà il suo «Parco enogastronomico» che sarà realizzato sull'ex area carpano (10.500 metri di superficie nel quartiere Lingotto) e si articolerà su tre piani. La struttura ospiterà: un centro culturale dedicato ai cibi, uno spazio espositivo e didattico dei cibi e delle bevande di eccellenza piemontesi, un centro degustazione e un centro di vendita. Aperto al pubblico, che vi potrà accedere gratuitamente, il parco enogastronomico verrà utilizzato per promuovere la diffusione di cibi, caratterizzati dall'eccellenza e dall'elevata qualità. Saranno inoltre allestite una biblioteca e un ecomuseo. Infine, saranno organizzati corsi di educazione alimentare gratuiti per le scuole di Torino. In Campania invece attraverso il vino come tradizione gastronomica e arte sapiente della terra, sono stati allestiti tra il Parco del Vesuvio e Somma Vesuviana diversi scenari suggestivi tra convegni, degustazioni e spettacoli. La finalità dell'evento era la promozione dei vini della provincia e più in generale della regione Campania e delle sue meraviglie naturali. Centinaia quindi sono le proposte che fioriscono in tutta Italia per promuovere il fenomeno dell'ecoturismo e il rinnovato desiderio di contatto con la natura e il rispetto per essa.(Fonte A.M. – «Il Forestale»)(13 Agosto 2005)
fonte http://www.ecolabel.it
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28 agosto 2005

Commissione Europea: consultazioni on line sull' Ambiente...

Europa: consultazioni on-line sull'ambiente
Alla fine del mese di luglio la Commissione europea ha lanciato due consultazioni on-line su temi ambientali:1- "La Città europea - migliorare la qualità dell'ambiente" relativa ad una nuova strategia europea destinata a migliorare l'ambiente urbano in Europa. La consultazione, rivolta sia ai singoli cittadini che agli esperti, membri di organizzazioni o di enti pubblici, sarà in linea fino al 21 settembre 2005.2-"Strategia tematica sulla protezione del suolo" relativa alle misure che l'Unione europea dovrebbe adottare nella lotta contro la degradazione dei suoli: erosioni, slittamenti e contaminazione del terreno. Anche questa consultazione è rivolta sia ai singoli cittadini che agli esperti cioè coloro che lavorano nel campo della protezione del suolo dal punto di vista professionale. La consultazione sarà in linea fino al 26 settembre 2005.
Toscana Pubblica - a5.08.26.00.13
fonte http://www.nove.firenze.it
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Bioedilizia: contributi a fondo perduto...

Bioedilizia: contribuiti a fondo perduto
I cittadini di Vezzano potranno usufruire dell'incentivo messo a disposizione da Regione Liguria.
VEZZANO LIGURE - Il Sindaco di Vezzano Ligure, Paola Giannarelli, ha oggi presentato un’interessante iniziativa nell’ambito della bioedilizia: saranno infatti concessi contributi dalla Regione Liguria a tutti i cittadini che utilizzeranno materiali ecologici o coibentanti per interventi di manutenzione straordinaria, restauro e risanamento conservativo, ristrutturazione edilizia e di nuova costruzione. Presenti anche il Vicesindaco Fiorenzo Abruzzo, l’Assessore all’ambiente Lando Baroncelli e l’Architetto Roberto Bologna.Il contributo a fondo perduto, per un massimo di € 2500,00, sarà aggiudicato tramite bando a tutti i proprietari degli immobili ricadenti nel territorio del Comune di Vezzano Ligure, con priorità ai residenti.“Quello di Vezzano Ligure” afferma il Sindaco “è stato il primo Comune ad attuare questo progetto e soprattutto a capirne l’importanza; vogliamo fare in modo che i cittadini vivano in un ambiente sempre più sano. Tra i nostri progetti c’è anche l’intenzione di avviare campagne per il risparmio idrico ”.“Il nostro Comune,” interviene a proposito Lando Baroncelli, Assessore all’ambiente, , “si distingue proprio per l’attenzione posta nei confronti della politica ambientale: stiamo puntando molto su questo progetto di miglioramento ecosostenibile del Comune di Vezzano Ligure”.Le domande potranno essere presentate dal 3 Settembre al 15 Ottobre, direttamente allo Sportello Unico dell’Edilizia del Comune di Vezzano Ligure; basterà ritirare il modello presso l’Ufficio Relazioni con il Pubblico e lo Sportello Unico dell’Edilizia, negli orari di apertura al pubblico mercoledì e sabato dalle ore 8,30 alle ore 12, 30.
25/08/2005 13.07.06
Serena Ferti
fonte http://www.cittadellaspezia.com
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25 agosto 2005

Ambiente e sviluppo non sono incompatibili...

I mezzi di informazioni da tempo non sembrano parlare d'altro: inquinamento, effetto serra, sconvolgimenti del clima, innalzamento del livello dei mari. Siamo di fronte ad una serie di catastrofi epocali, oppure i giornali stanno solo cercando di vendere qualche copia in più?L'uomo è davvero il cancro del pianeta? Stiamo davvero uccidendo la vita sulla Terra come molti ecologisti sostengono? Stiamo facendo scomparire le foreste, insieme con innumerevoli specie animali? Stiamo sovvertendo i delicati equilibri del clima? L'ecosistema terrestre è compromesso o rischia di esserlo in breve tempo? E potrà sopportare un carico di esseri umani che continuano a moltiplicarsi come cavallette? Riuscirà il nostro pianeta, già così pieno di problemi, a sostenere il peso di diversi miliardi di persone con livelli di consumo europei o americani?Molti ambientalisti sostengono che l'attuale modello di sviluppo non è sostenibile, e le loro posizioni si fondono con quelle dei no-global, che considerano le grandi democrazie responsabili della povertà nel mondo oltre che della maggior parte dell'inquinamento: una sorta di malefica dittatura globale. Oggi il 20% della popolazione più ricca consuma l'80% delle risorse naturali, costringendo alla povertà il resto del mondo, che dispone solo del rimanente 20%. Inoltre i paesi ricchi sfruttano quelli poveri pagando poco i loro prodotti e vendendo a caro prezzo i propri manufatti industriali, farmaci e così via. E con un così alto livello di consumi e di inquinamento, stanno distruggendo e avvelenando l'intero pianeta. I veri nemici, quindi, sono il sistema del capitalismo internazionale, le tecnologie sempre più potenti e il mito della crescita continua del PIL, che stanno all'origine di tutte le ingiustizie sociali e della distruzione dell'ambiente. La sostenibilità ambientale. Queste posizioni partono dall'assunto, tanto evidente da godere del privilegio di non dover essere dimostrato, che la pressione esercitata sull'ambiente è tanto maggiore quanto più grande è la popolazione e più alto il livello dei consumi. In altre parole sia la crescita demografica che la crescita dell'economia sarebbero la causa dei problemi ambientali, visto che sia l'una che l'altra hanno bisogno di quantità sempre maggiori di risorse naturali, e producono quantità sempre più grandi di rifiuti e di veleni.Con questi presupposti l'ovvia conseguenza è che, se si vuol salvare la vita sulla Terra, bisogna fermare la crescita demografica e rendere l'economia più sostenibile sia limitandone la crescita sia adottando stili di vita compatibili con la conservazione della natura. Anzi, come molti ecologisti apertamente sostengono, al punto in cui siamo arrivati bisognerebbe ridurre la popolazione con una rigorosa politica demografica, e rinunciare a molti consumi superflui, cioè mangiare meno carne, usare le biciclette al posto delle auto ecc. Alcuni arrivano a dispiacersi del fatto che centinaia di milioni di indiani, cinesi, brasiliani ecc. stiano arrivando ai livelli di consumo tipici dei paesi industrializzati.Ma è proprio vero che abbiamo già toccato i limiti della sostenibilità, e che l'unica soluzione è fermare la crescita economica, e persino limitare la libertà di decidere il numero dei figli? La produttività. A prima vista sembra del tutto evidente che, più grande è la popolazione e più crescono i consumi, maggiore è la pressione sull'ambiente, e quindi maggiore è la necessità di terreni agricoli, di energia e di altre materie prime. Ma questo sarebbe vero solo se aumentassero la popolazione e i consumi ma non la produttività, come più o meno è avvenuto durante tutte le epoche storiche fino ai tempi moderni. Solo in questo modo, per esempio, si potrebbe stabilire una relazione di proporzionalità diretta tra l'aumento della popolazione e la dimensione della superficie da destinare all'agricoltura. Ma se aumenta la produttività del terreno, e se aumenta più della crescita della popolazione, il discorso cambia.Infatti se raddoppia la resa per ettaro di un terreno agricolo, raddoppia a parità di superficie la disponibilità di derrate alimentari, oppure se i consumi rimangono gli stessi, si dimezza la superficie coltivata (oppure si realizza una combinazione fra queste due possibilità). Discorso del tutto analogo per quanto riguarda le altre risorse primarie, cioè le materie prime non agricole e l'energia: ogni aumento di produttività serve o ad elevare i redditi o ad alleggerire la pressione sull'ambiente, o tutt'e due. Anche una più alta produttività del lavoro ha conseguenze positive, perché aumenta la disponibilità dei beni ed il reddito pro capite. E la storia di tutti i paesi industrializzati insegna che, una volta raggiunto un certo livello di benessere, emerge l'esigenza di aria e acqua più pulite, di cibi di qualità migliore, e anche di un ambiente meglio tutelato. Infine l'aumento dei redditi ha effetti positivi anche sulle tendenze demografiche: dopo una prima fase in cui la popolazione aumenta a causa della riduzione del tasso di mortalità, da un certo punto in poi anche il tasso di natalità comincia a diminuire, e la dimensione della popolazione tende spontaneamente a stabilizzarsi senza la necessità di pratiche coercitive.Quindi l'aumento della produttività, sia delle risorse primarie che del lavoro, ha molteplici effetti positivi: migliora la qualità della vita, riduce il tasso di natalità, e fa diminuire in diversi modi la pressione sull'ambiente.Il concetto chiave è quindi quello della produttività. Ed è proprio grazie al grande aumento della produttività degli ultimi 100 / 200 anni che gli abitanti dei paesi industrializzati hanno raggiunto un livello di benessere incomparabilmente superiore a quello di ogni altra epoca storica. La maggior parte della gente, sotto molti aspetti, vive oggi persino meglio dei sovrani del passato. Si nutre meglio, gode di una salute migliore, ed è anche più istruita e informata, e può comunicare, spostarsi e viaggiare molto più facilmente e velocemente. Ma anche la restante popolazione mondiale, pur essendo più povera, negli ultimi 40 / 50 anni ha raggiunto un tenore di vita nettamente superiore a quello di tutti i secoli passati. Un buon indicatore è la speranza di vita alla nascita che nei paesi in via di sviluppo ormai raggiunge i 65 anni, mentre ancora nel 1900 non superava i 30. Sviluppo e globalizzazione.Questi straordinari risultati sono una conquista della civiltà occidentale. Anche se l'espressione “civiltà occidentale” può non piacere dati i trascorsi colonialisti degli stati europei, non può essere messo in dubbio sul piano storico che è stato proprio l'Occidente ad avere questo merito. Un'affermazione che d'altra parte non implica una qualche sorta di superiorità sul resto del mondo, e tanto meno una superiorità razziale. Si tratta di conquiste rese possibili da una impostazione più scientifica della cultura europea, che ha permesso di accumulare nel tempo conoscenze e tecnologie che alla fine hanno avuto conseguenze di enorme importanza pratica.Nel corso della storia ci sono state altre importanti civiltà, come quelle cinese, indiana o araba, che in alcuni casi hanno dato contributi importanti alla stessa civiltà occidentale, ma esse sono progredite solo fino ad un certo punto, e poi si sono fermate. In qualche misura questo è successo anche alla civiltà europea, che aveva trovato un suo stabile equilibrio politico e sociale, apparentemente immutabile, nel Vecchio Regime precedente la Rivoluzione Francese. Ma la società occidentale aveva in più gli scienziati e i liberi pensatori, che hanno continuato a far progredire la conoscenza finché questa alla fine ha potuto essere usata per scopi pratici, facendo aumentare la produttività in tutti i settori dell'economia. Per esempio l'Enciclopedia di Diderot e D'Alambert nella seconda metà del 700 ha messo a disposizione di tutti le conoscenze tecniche e scientifiche acquisite fino a quel momento, cosa che ha favorito la crescita dell'economia e quindi l'affermarsi di quella classe borghese che avrebbe rovesciato gli equilibri del Vecchio Regime (nello stesso tempo qualcosa del genere stava avvenendo nel mondo anglosassone con l'avvio della rivoluzione industriale).Questa tradizione scientifica deve essere fatta risalire alla civiltà greco-romana, ed in particolare ai primi filosofi greci, che si sono posti fin da 2.500 anni fa il problema di comprendere e spiegare la realtà naturale, ed anche di stabilire dei criteri in base ai quali distinguere la vera conoscenza dai miti e dalle leggende ( vedi articolo su Parmenide).Sono in sostanza tre le grandi conquiste della civiltà occidentale: una grande crescita della produttività agricola, l'industrializzazione che ha moltiplicato la disponibilità di tutti gli altri beni, e la democrazia.La crescita della produttività agricola. Era stato Charles Darwin a spiegare come nascono e si evolvono le specie viventi. Ma è stato solo con Gregor Mendel, un monaco che cercava di dimostrare la falsità delle teorie darwiniane riscoperto all'inizio del Novecento, che si è riusciti a mettere in luce le modalità di trasmissione dei caratteri ereditari.Da allora, attraverso gli incroci tra specie diverse e la selezione artificiale, sono state ottenute varietà coltivate sempre più produttive, a cui si sono aggiunti i fertilizzanti sintetici a basso costo, le macchine agricole e migliori tecniche colturali. Per fare un solo esempio, dal 1900 ad oggi nell'Europa a 15 la resa per ettaro di bene strategico come il frumento è aumentata da una quindicina di quintali a quasi 60. Analoghi aumenti di produttività sono stati ottenuti per il riso e il mais, gli altri più importanti cereali, e in misura maggiore o minore per tutte le altre piante coltivate e per gli animali da allevamento, che hanno fatto aumentare in maniera impressionante anche la disponibilità di latte e carne.Ancora maggiore è stato l'aumento della produttività del lavoro agricolo: oggi un singolo operatore su una mietitrebbia sostituisce decine e decine di mietitori.L'aumento di produttività in agricoltura, comprovato anche dalla diminuzione del prezzo del frumento di dieci volte negli ultimi due secoli, ha avuto importantissime conseguenze sul piano sociale. Per tutto il corso della storia dall'80% al 90% della gente è stata costretta a lavorare la terra, mentre solo una piccola minoranza poteva dedicarsi ad attività diverse. Ciò in conseguenza, appunto, della bassa produttività agricola. Che si chiamassero schiavi, servi della gleba, o contadini formalmente liberi, la stragrande maggioranza della popolazione in ogni epoca e civiltà abitava in campagna e lavorava la terra, svolgendo un lavoro faticoso, esposto alle carestie nelle annate avverse, e senza alcuna possibilità di riscatto economico e sociale. Per questo, anche nelle civiltà più importanti come quella romana, il livello di vita medio rimaneva comunque molto basso, così come la speranza di vita. Anche nella Grecia antica, patria della democrazia, la società era fondata sul lavoro di una maggioranza di schiavi, e persino dei teorizzatori della società ideale come Platone e Aristotele non riuscivano ad immaginare una società fatta solo di persone libere: finché la produttività dell'agricoltura e del lavoro era quella, era inevitabile che la stragrande maggioranza della gente fosse costretta a lavorare in condizioni di schiavitù di nome o di fatto.L'industrializzazione. La seconda grande conquista della civiltà occidentale è stato un aumento ancora maggiore della produttività in tutti gli altri settori dell'economia. Le conoscenze naturalistiche e scientifiche, che una volta servivano quasi solo ad arricchire l'erudizione di ristrette elite intellettuali, alla fine si sono rivelate utili per rendere più produttivo il lavoro e migliorare la vita di tutti i giorni.L'individuazione del rapporto tra pressione, volume e temperatura di un gas aveva portato, all'inizio dell'800, alla progettazione della prima macchina a vapore. Con le macchine a vapore sono nate le prime fabbriche, i primi sistemi di trasporto a motore terrestri e marittimi, ed è stato reso più produttivo il lavoro nelle miniere. Ma questo è stato solo l'inizio di quel lungo processo che ha portato alla società industriale matura.Un aumento della produttività, anche di decine di volte, che non ha riguardato solo i beni materiali, ma anche i beni immateriali ed i servizi. Rispetto all'era preindustriale è incredibilmente aumentata la possibilità di informarsi, di comunicare e di viaggiare. E con l'aumentare della ricchezza si sono trovate le risorse per la sicurezza sociale, la tutela della salute, la previdenza, e anche per la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-artistico e ambientale.La democrazia. Infine, la terza grande conquista dell'Occidente è il “buon governo”, cioè la democrazia. Solo con la democrazia, infatti, le opportunità offerte dalle conquiste tecniche e scientifiche possono essere messe a disposizione di un intero paese, e non solo di una minoranza di privilegiati. Anche se sono moltissime le società antiche e moderne che incorporano elementi di democrazia, non c'è dubbio che la democrazia come forma di governo per uno stato di grandi dimensioni è una conquista della civiltà occidentale. Prima la democrazia greca, quindi la civiltà romana che fa propri molti dei suoi valori. Poi in Italia l'esperienza dei Comuni, organizzati sul modello delle antiche repubbliche. Infine la Costituzione americana, che opera il passaggio dalla democrazia diretta, adatta alle comunità di piccole dimensioni, alla democrazia rappresentativa, e quindi al moderno stato liberista e democratico.Queste sono le conquiste che hanno consentito ai paesi occidentali, e a tutti i paesi industrializzati, di raggiungere un livello di benessere infinitamente superiore rispetto a quello di qualsiasi altro periodo storico.Ma in questo momento queste conquiste vengono copiate e si stanno diffondendo nel resto del mondo. Paesi come la Cina, l'India e tanti altri, non devono reinventare nulla, perché trovano già tutto pronto, ed è per questo che le loro economie possono crescere così in fretta (anche se a volte copiano un po' troppo!). E la crescita è tanto più veloce, quanto maggiori sono gli elementi di liberismo, democrazia ed economia di mercato introdotti nel proprio sistema. Dato che le principali conquiste tecniche e scientifiche sono ormai alla portata di tutti, il fattore critico dello sviluppo è quindi il buon governo, e solo i paesi che si aprono al mercato e allo stato di diritto riescono a sfruttare le opportunità e a migliorare il loro livello di vita materiale e sociale. E' per questo che la democrazia e l'economia di mercato si stanno espandendo, non per una sorta di imperialismo planetario, ma perché questa è la condizione per vincere la povertà e raggiungere il benessere. Tutto questo si chiama globalizzazione. Lo sviluppo come soluzione dei problemi dell'ambiente.Dunque l'aumento della produttività negli ultimi due secoli ha fatto lievitare in maniera straordinaria il livello di vita nei paesi industrializzati, ma non a spese dei paesi del Terzo mondo, la maggior parte dei quali anzi nell'ultimo mezzo secolo ha migliorato in maniera considerevole la propria situazione, e in questo momento può sperare di raggiungere i paesi più sviluppati nel corso di qualche altra decina d'anni.Ma quali sono le conseguenze ambientali della crescita economica, prima limitata ai soli paesi occidentali, e adesso estesa a quasi tutto il resto del mondo? Hanno ragione quegli ambientalisti che sostengono che proprio questa crescita rischia di provocare il collasso dell'intero ecosistema terrestre?Recentemente è uscito in traduzione italiana L'Ambientalista Scettico di Bjorn Lomborg, con il sottotitolo “Non è vero che la Terra è in pericolo”.Lomborg, ex membro di Greenpeace, sfruttando la sua competenza di professore di statistica, ha voluto verificare dati alla mano se il quadro preoccupante delineato dagli ecologisti corrisponda alla realtà. Per il suo lavoro si è avvalso delle ricerche dei suoi studenti e dei dati ufficiali delle principali agenzie dell'ONU, degli stati e dei principali enti di ricerca internazionali. Il suo libro contiene più di 1.800 riferimenti bibliografici, in gran parte reperibili su Internet, e affronta per capitoli tutti i principali problemi dell'ambiente e dello sviluppo, sovvertendo molti consolidati luoghi comuni. Quello che è emerso è che la situazione è molto migliore di come di solito viene presentata, e nonostante tutti i problemi che possono esserci a livello locale, non esiste né adesso né nell'immediato futuro il pericolo di un collasso dell'ecosistema terrestre. Qualche altro dato utile si può ricavare anche da un'altra pubblicazione, Le Bugie degli Ambientalisti, molto critica nei confronti di un certo tipo di ambientalismo, che su alcuni temi espone anche il punto di vista dei cattolici. Il quadro della situazione. Come tutti i dati statistici dimostrano, nei paesi industrializzati l'inquinamento nelle sue varie forme da molti anni non fa che diminuire. La spiegazione è che, nel momento in cui viene raggiunto un certo stadio di sviluppo, cresce l'interesse della gente per la tutela della qualità ambientale, ed è la stessa economia prospera che mette a disposizione le risorse per gli interventi che si rendono necessari. E anche per quanto riguarda la superficie di boschi e foreste la situazione è in continuo miglioramento. In Europa negli ultimi 40 anni il volume delle foreste è aumentato del 43%, e miglioramenti analoghi si riscontrano in tutti gli altri paesi industrializzati, dall'America al Giappone.Ma anche nei paesi in via di sviluppo l'incremento della produttività agricola, che in quarant'anni ha quasi triplicato la produzione di cereali, ha prodotto conseguenze positive. Nonostante un consistente aumento della popolazione dal 1961 al 1998 la disponibilità di cibo pro capite è cresciuta del 38%, mentre dal 1970 al 2000 la percentuale di persone che soffrono la fame è diminuita dal 35% al 18%. Nello stesso tempo il tasso di natalità, per effetto delle migliorate condizioni di vita, è sceso dal 2.1% al 1,26%. La cosiddetta "rivoluzione verde" ha quindi permesso di sfamare due miliardi di persone in più, ma ha anche contribuito a salvare grandi estensioni di foreste: infatti senza di essa sarebbe stato necessario mettere a coltura almeno il 50% di terra in più, e le foreste equatoriali si sarebbero ridotte di un quarto.La situazione in Italia. Anche in Italia, come in tutti i paesi industrializzati, la situazione è molto migliorata. Nel dopoguerra la superficie coperta da boschi è aumentata del 25%, e continua ad aumentare nonostante gli incendi. In questi sessant'anni l'Italia si è trasformata da paese povero in paese benestante. In agricoltura è aumentata sia la resa per ettaro che la produttività del lavoro. Nello stesso tempo i redditi sono cresciuti, e questi due fattori insieme hanno portato all'abbandono di una grande superficie di terreni marginali sfruttati fino ad allora nell'ambito di una agricoltura di sussistenza (terreni sassosi, poco profondi o in forte pendenza, che non possono essere lavorati con le macchine). Inoltre si è fortemente ridotta la pastorizia che nella maggior parte dei casi non dà più un reddito sufficiente. Tutti i terreni lasciati liberi sono stati in qualche modo restituiti alla natura, che a poco a poco li sta riconquistando. Inoltre è diminuita la pressione sui boschi, che una volta erano sfruttati per ricavarne legna da ardere. Con il risultato che le Alpi e gli Appennini sono stati ricolonizzati da una fauna di grossa taglia a partire dal Cinghiale e dal Lupo. La crescita delle aree verdi va ad aggiungersi al miglioramento dei parametri ambientali, comune a tutti gli altri paesi industrializzati, dovuto sempre alle stesse cause: maggiore sensibilità ambientale e molte più risorse a disposizione per ridurre le varie forme di inquinamento.In sostanza, nonostante le aree urbane più estese, le attività industriali e la rete di strade e autostrade, per tanti aspetti la situazione dell'ambiente non è mai stata così buona, e continua anno dopo anno a migliorare. L'effetto serra. E per quanto riguarda l'effetto serra? Il cosiddetto "effetto serra" è una questione controversa, prima di tutto perché la scienza non è ancora in grado di arrivare a conclusioni definitive. I dati più affidabili sulla febbre del pianeta ci dicono che nel secolo scorso la temperatura è aumentata di 0,6 gradi, di cui oltre la metà negli ultimi 25 anni e attribuibile alle attività umane. Per quanto riguarda gli sviluppi futuri, l'attuale stadio di sviluppo dei modelli matematici non consente di fare previsioni certe sul clima del XXI° secolo. Quelle più attendibili, secondo Lomborg che ha dedicato all'argomento una lunga discussione, prevedono che la temperatura dovrebbe aumentare di altri 0,7 gradi con un massimo di 1,5 nei prossimi 50 anni, e poi cominciare a diminuire (questo nell'ipotesi che le energie rinnovabili sostituiscano alla metà del secolo i combustibili fossili). Se le cose stanno così, un limitato aumento della temperatura dovrebbe avere quasi solo conseguenze positive, così come è avvenuto nelle altre epoche storiche in cui il clima era più caldo di oggi. Così come positive, se si prescinde dall'effetto riscaldante, sono le conseguenze dell'aumento della CO2 nell'atmosfera. L'anidride carbonica, infatti, non è solo un gas-serra, ma anche il più importante fertilizzante delle piante che, per crescere, devono assorbirla dall'aria. Maggiore è la concentrazione di CO2, più facilmente essa viene assorbita, e più veloce è la crescita vegetativa. Per effetto della più alta percentuale di anidride carbonica nell'atmosfera e di un qualche aumento della temperatura, si prevede che alla fine di questo secolo la massa vegetale terrestre sarà aumentata del 40%. Già adesso i dati da satellite mostrano che dal 1982 al 1999 a livello globale c'è stato un aumento dell'area ricoperta da boschi e foreste del 6%, sicuramente in gran parte dovuto alla maggiore quantità di questo gas.Il protocollo di Kyoto. In presenza di danni ipotetici e per ora non dimostrabili (quelli dell'effetto serra), e di benefici importanti e assolutamente certi, l'istituzione della carbon-tax prevista dal protocollo di Kyoto sembra quindi inopportuna oltre che sbagliata. Inopportuna perché bisognerebbe quantomeno aspettare di saperne di più prima di prendere provvedimenti tanto impegnativi. Ma anche sbagliata perché, se veramente ci fosse il pericolo, come diversi scienziati sostengono, che le attività umane possano innescare improvvisi cambiamenti climatici ( vedi per esempio l'articolo "I ghiacciai, all'improvviso" di Richard B. Alley pubblicato da Le Scienze nel mese di gennaio 2005), non sarebbe certamente questa la soluzione migliore. Il protocollo di Kyoto prevede l'applicazione di una tassa sulle emissioni di anidride carbonica, che potrebbe incidere fino al 2% del Prodotto Interno Lordo. L'applicazione dovrebbe però riguardare solo i paesi industrializzati, e dato che il volume delle economie dei paesi emergenti ben presto supererà e fra cent'anni sarà molto maggiore di quelle dei paesi sviluppati, la diminuzione della CO2 alla fine del secolo sarebbe insignificante. Una soluzione molto migliore, suggerita da Lomborg, è intensificare la ricerca sulle energie rinnovabili, in modo da anticipare il momento in cui potranno sostituire i combustibili fossili. Il costo sarebbe molto più modesto, e i risultati enormemente maggiori.Ma lo stesso Lomborg non è al corrente del fatto che già adesso esiste una tecnologia per lo sfruttamento dell'energia solare economicamente competitiva, che è anche in grado di garantire una cosa fondamentale come la continuità della produzione ( vedi la pagina dedicata all'energia solare). La transizione alle energie rinnovabili potrebbe quindi avere inizio già da oggi, e avrebbe anche l'effetto di ridurre la nostra pericolosa dipendenza dalle importazioni di petrolio ( vedi Alternative alla guerra).Il protocollo di Kyoto quindi non è la risposta giusta. Esso sembra piuttosto la conseguenza di una visione della realtà secondo la quale la causa di tutti i mali è la crescita economica in quanto tale; e se la causa è questa, l'imperativo categorico diventa quello di fermare lo sviluppo: l'effetto serra è il pretesto e la carbon-tax lo strumento. E' il sottosviluppo la causa di tutti i maliDunque, la Terra non è in pericolo, la povertà sta diminuendo, la situazione dell'ambiente è migliore del previsto e domani sarà ancora migliore di oggi: c'è qualcosa di cui dobbiamo preoccuparci?Purtroppo sì, i problemi anzi sono ancora molti, e sarebbe un grosso errore sottovalutarli.La crescita demografica. Il primo problema riguarda la crescita demografica. Se è vero che il tasso di natalità è in discesa, è anche vero che la popolazione mondiale, attualmente di 6 miliardi di abitanti, continua ad aumentare di circa 70 milioni all'anno, e in base alla previsioni raggiungerà gli 8,3 miliardi nel 2050 e circa 10 nel 2100.E non è tanto l'aumento in sé a preoccupare, quanto il fatto che l'aumento della popolazione si concentra nelle società più arretrate, e così l'area della povertà tende a dilatarsi. Inoltre un alto tasso di crescita demografica fa diminuire il P.I.L. pro capite, cosa che a sua volta rende più difficile e più lenta l'uscita dalla povertà.Oltre a quello di una crescita demografica fuori controllo in molti paesi, ci sono diversi altri grossi problemi che meritano di essere segnalati, ma sono quasi sempre legati al sottosviluppo e sono aggravati da una forte crescita demografica. La fame sofferta da 800 milioni di persone; il suolo impoverito da una agricoltura primitiva e poco produttiva; la desertificazione provocata in vaste regioni dell'Africa dalla ricerca di legna da ardere per la cottura dei cibi, che spoglia di alberi e arbusti anche i terreni non coltivati; il disboscamento speculativo di interi tratti di foresta che lascia dietro di sé il vuoto e la devastazione. E si potrebbe continuare a lungo: anche lo sterminio delle scimmie Bonobo, i nostri parenti più prossimi nel regno animale, cacciati per fame da una popolazione costretta a rifugiarsi nella foresta dalle continue guerre tribali.Ma questi problemi si possono risolvere solo con lo sviluppo. Sono molti ormai i paesi che sono diventati benestanti o che lo stanno diventando, e le condizioni per uscire dalla povertà non sono affatto misteriose: Le più importanti sono: le aperture all'economia di mercato, l'affermarsi dello stato di diritto, governi e amministrazioni più trasparenti ed efficienti. I presupposti di base sono: l'istruzione pubblica, la sicurezza, la tutela della salute, un minimo di infrastrutture. E per ridurre il tasso di natalità i fattori che si sono dimostrati più efficaci sono l'istruzione e il lavoro fuori casa delle donne. Dove non esiste praticamente nulla di tutto questo, occorrono soluzioni che possano funzionare anche nei contesti più sfavorevoli, come le mense scolastiche gratuite ( Vedi articolo) e le banche dei microprestiti, mentre gli aiuti esterni, invece di inseguire utopiche politiche redistributive, dovrebbero essere finalizzati a scopi precisi, come far funzionare i principali servizi di utilità pubblica o realizzare le infrastrutture più strategiche.Il sito dell'Ecofantascienza contiene diverse altre proposte per favorire lo sviluppo sia nei paesi sviluppati che in quelli emergenti, e nello stesso tempo rendere l'economia più sostenibile. Dalla canapa ( www.usidellacanapa.it), quale fonte di materie prime abbondanti, pulite e di alta qualità, al motore OX2 e alle auto leggere, per ridurre anche di una decina di volte il consumo di carburante, per finire con un modo di fare informazione più efficiente e meno dispersivo.I fatti dimostrano che ad essere insostenibile non è lo sviluppo ma la povertà. Non solo perché non è più una disgrazia senza rimedio, ma anche perché è proprio la povertà la causa dei principali danni ambientali, oltre che di tutte le maggiori ingiustizie. Ferrara, mese di gennaio 2005
APPROFONDIMENTO SUL TEMA DELLA PRODUTTIVITA'Molti discorsi sull'ambiente partono dall'assunto che la crescita dell'economia fa aumentare nella stessa misura i consumi di materie prime ed energia, che vengono restituite alla natura sotto forma di rifiuti e di veleni. E qualche volta anche i libri migliori come "Capitalismo Naturale" partono dal presupposto che la crescita continua del P.I.L. e il nostro modello di sviluppo non sono sostenibili, e affermano con Einstein che "i problemi non possono essere risolti dallo stesso atteggiamento mentale che li ha creati". Un libro, quello scritto dai fondatori del Rocky Mountain Institute, particolarmente interessante, perché ha per tema ogni tipo di soluzioni per incrementare la produttività: del territorio, delle materie prime e dell'energia (capitale naturale) nonché del lavoro e delle risorse economiche (capitale umano). Ma mentre si sostiene che l'efficienza nell'uso del capitale naturale potrebbe aumentare ancora di un fattore 10, nella premessa ideologica iniziale non si tiene conto del fatto che all'origine della moderna società industriale c'è proprio la crescita continua della produttività, non solo del capitale e del lavoro, ma anche delle risorse primarie.Da quando oltre due secoli fa è iniziato in Inghilterra il processo di industrializzazione, il progresso è stato sensazionale. Si è cominciato con i telai meccanici, uno solo dei quali all'inizio dell'Ottocento poteva sostituire centinaia di operai. Nonostante lo sfruttamento della forza lavoro che scandalizzava Marx, i vantaggi sono stati molto più importanti degli inconvenienti: gli operai, anche se dovevano lavorare molto, avevano comunque un reddito; inoltre il costo dei tessuti di cotone è diminuito, mentre i salari hanno aumentato la richiesta di beni di consumo e stimolato la crescita degli altri settori industriali. Infine sono stati creati i capitali per nuovi investimenti. Da allora, e fino al momento in cui i vari settori del mercato sono stati saturati, la crescita dell'economia ha provocato un continuo aumento del consumo di materie prime e di energia. Per contro i continui aumenti di efficienza dei processi produttivi hanno diminuito l'input di capitale naturale a parità di beni prodotti. E una volta raggiunta la saturazione del mercato, gli ulteriori aumenti di produttività, salvo eccezioni, hanno di nuovo fatto scendere il consumo delle risorse primarie. Per esempio in Italia, dopo la grande fame di case degli anni Cinquanta e Sessanta, il mercato edilizio è stato saturato e da allora le ristrutturazioni hanno quasi completamente sostituito le nuove costruzioni, con la conseguenza che è crollata la produzione di mattoni, cemento e tondino di ferro. E anche per quanto riguarda il riscaldamento, da allora il consumo di combustibili è via via diminuito grazie a una migliore coibentazione degli edifici che comprende anche la sostituzione degli infissi tradizionali con le finestre a doppi vetri. E man mano che nuove case verranno ristrutturate, saranno adottate soluzioni sempre più efficienti.Un altro esempio è costituito dagli elettrodomestici. Un frigorifero del 1970 consumava tre volte più energia di quelli di oggi. E anche se adesso molte famiglie hanno un frigorifero più grande, il consumo di energia in termini assoluti è diminuito. In generale lo stesso si può dire per tutti i beni materiali compresi i nuovi prodotti comparsi sul mercato: dopo una prima fase di crescita, da un certo punto in poi i progressi tecnologici fanno diminuire il consumo del capitale naturale. Inoltre, una volta soddisfatti i bisogni primari, aumenta l'interesse per una migliore qualità ambientale, con la conseguenza che vengono investite sempre più risorse per ridurre l'inquinamento e per il riciclaggio. Questi interventi fanno diminuire ulteriormente il consumo di materie prime e la quantità di rifiuti da smaltire.Per quanto riguarda l'agricoltura vale lo stesso discorso: anche qui la produzione è aumentata di almeno una decina di volte; ma nei paesi sviluppati, grazie all'aumento della resa per ettaro, la superficie coltivata è diminuita. E col tempo potranno essere introdotte tecniche colturali in grado di combinare sempre meglio alta produttività e rispetto della qualità del suolo.I limiti quantitativi alla crescita dei beni materiali hanno lasciato spazio ai beni e ai servizi immateriali, quali informazione, cultura, turismo, viaggi, comunicazioni, cura della persona ecc. Oppure, come nel caso dell'agricoltura, una volta saturato il mercato, la tendenza si è orientata verso prodotti di maggiore qualità.Quindi non c'è da stupirsi se nelle economie sviluppate già da molto tempo quasi tutti i parametri ambientali sono in miglioramento, come dimostrano i dati statistici. Certo, l'aumento di efficienza potrebbe essere ben maggiore, e un libro come Capitalismo Naturale contiene molti preziosi suggerimenti. In particolare gli autori rilevano che "...molti governi continuano a realizzare leggi, politiche, tasse e sussidi di segno esattamente contrario. Centinaia di miliardi di dollari dei contribuenti vengono spesi annualmente per sovvenzionare l'uso inefficiente dei materiali e dell'energia: sussidi alle attività estrattive, ai consumi di petrolio, alla pesca, allo sfruttamento delle foreste e alle pratiche agricole che degradano i suoli, utilizzando un eccesso di acqua e di sostanze chimiche". D'altra parte non si può negare che, pur tra tante contraddizioni, la ricerca continua della produttività è una costante del nostro modello economico. Ma con numerose eccezioni, la più importante delle quali riguarda l'automobile.La saturazione del mercato automobilistico è avvenuta in Italia intorno al 1980. Fino ad allora le case produttrici, allo scopo di battere la concorrenza e vendere più auto, erano incentivate ad abbassare i costi di produzione, quindi a costruire veicoli più razionali, spartani ed efficienti. Ma dal momento in cui il mercato è stato saturato, l'unico modo per aumentare il fatturato era di convincere la gente a comprare auto sempre più grandi e sempre più potenti, risultato che è stato ottenuto facendo diventare il veicolo a quattro ruote uno "status simbol". Così adesso per l'auto si spende il doppio di 25 anni fa, e si consuma anche il doppio di materie prime e di carburante. L'andamento di questo settore spiega come mai, mentre tutti gli altri parametri ambientali sono in miglioramento, solo il consumo di energia è in crescita: perché le case automobilistiche hanno fatto apparire più trendy spostarsi a costi e consumi doppi anziché dimezzati! (e adesso, con il pretesto dell'ambiente, vorrebbero rifilarci anche le costosissime e problematiche auto a idrogeno, sponsorizzate con poca coerenza anche dall'RMI).Però è facile immaginare, come fa il sito dell'Ecofantascienza, nuovi modelli di auto non solo in tutto più economiche, ma anche più spaziose, comode e sicure delle attuali.Probabilmente saranno i paesi emergenti, che proprio ora stanno cominciando a motorizzarsi, a mettere sul mercato questi nuovi modelli. Già adesso India e Pakistan stanno facendo a gara a chi produce l'auto che costa di meno. Ma, visti anche i costi della dipendenza dal petrolio, dovrebbero essere i governi occidentali a promuovere le tecnologie che vanno nella direzione di una maggiore efficienza dei veicoli.In questo momento diversi altri paesi hanno intrapreso la strada dello sviluppo, e stanno aumentando i loro consumi di materie prime e di energia, cosa che preoccupa molti ambientalisti. Ma intanto oggi serve meno capitale naturale a parità di beni prodotti; poi i ritmi di crescita e gli incrementi di efficienza sono molto più alti che in passato. Infine questo sviluppo si trascinerà dietro anche quello dell'agricoltura, con la conseguenza che molti terreni marginali saranno abbandonati e restituiti alla natura.Come non accorgersi, allora, che è proprio la bassissima produttività e non il suo contrario, la causa principale della povertà e insieme dello sfruttamento esasperato dell'ambiente in gran parte del pianeta? Se non fosse per le auto, l'economia dei paesi sviluppati sarebbe già oggi molto più sostenibile, e ancora di più lo diventerà col passare del tempo. Prima o poi i modelli di auto più efficienti finiranno con l'imporsi, e si comincerà a sfruttare su vasta scala anche l'energia solare. Infine l'agricoltura potrebbe diventare più produttiva e nello stesso tempo avere meno bisogno di fertilizzanti e pesticidi grazie ad un controllo più attento delle caratteristiche del suolo; un contributo importante potrebbe venire dalla coltivazione della canapa.La conclusione è che i problemi di oggi, compresi quelli ambientali, si risolvono con lo stesso atteggiamento mentale che ha creato l'attuale benessere, e che la veloce crescita dei paesi emergenti più che un problema, è il presupposto di un migliore equilibrio tra l'uomo e la natura.
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24 agosto 2005

Matteoli: Meglio affidarsi all'idrogeno che al nucleare...

MEETING: AMBIENTE; MATTEOLI, MEGLIO IDROGENO CHE NUCLEARE
(AGI) - Rimini, 23 ago. - Per far fronte alla crisi energetica derivata dal caro petrolio, "sarebbe meglio affidarsi all'idrogeno che al nucleare". Lo ha detto il ministro dell'Ambiente, Altero Matteoli, nel corso di una conferenza stampa al Meeting di Cl in corso a Rimini. Il ministro di An ha detto di "credere molto all'idrogeno: in questi anni ho visitato numerosi stabilimenti in cui sono stati fatti passi da gigante. Una fonte di energia sicuramente preferibile al nucleare". Matteoli spiega che per costruire una centrale nucleare "ci vogliono 12 anni. Quanto ci potrebbe volere per ottenere da un comune la licenza per costruirne una?. In questo modo avremmo la prima centrale tra non meno di 15-16 anni". Secondo il ministro dell'Ambiente "le cosiddette fonti rinnovabili da sole non possono bastare". In merito alle centrali eoliche, il ministro ha sottolineato "Il nostro Paese e' un po' piu' bello, naturalisticamente parlando, di tanti altri: quindi bisogna trovare sedi opportune per gli impianti di produzione di questa fonte di energia". (AGI) Alf/Fab 231726 AGO 05 . 231745 AGO 05 fonte http://www.agi.it/
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23 agosto 2005

Piu' Bioplastiche in Germania...

Più bioplastiche in Germania
Scritto dalla redazione [calato]
22 agosto 2005 @ 06:05:00 CEST Biop ha annunciato il trasferimento della produzione in Germania ed un aumento delle capacità produttive.
La società tedesca Biop Biopolymer Technologies ha annunciato il trasferimento della produzione dall'Olanda alla Germania, nel nuovo sito di Schwarzheide, e - contestualmente - un incremento della capacità produttiva fino a 10.000 tonnellate annue.
L'operazione prevede investimenti per circa 7 milioni di euro nei prossimi tre anni.
La scelta di Schwarzheide non è casuale: nel sito tedesco, infatti, BASF ha deciso di produrre i polimeri biodegradabili Ecoflex, che sono uno dei componenti base delle resine Biopar prodotte da Biop.
Biop produce biopolimeri a base di amido di patate, biodegradabili fino al 100% (secondo le norme DIN 13432), destinati alla produzione di film per imballaggio, sacchetti per la spesa, sacchi per rifiuti e teloni agricoli.
fonte http://www.polimerica.it
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22 agosto 2005

Ridurre il gas serra si puo'...

Ambiente - Ridurre il gas serra si può
Un rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente spiega come è possibile per il Vecchio Continente raggiungere non solo gli obblighi del Protocollo di Kyoto al 2012, ma anche andare oltre arrivando a ridurre del 20% le emissioni entro il 2020 • Uno studio inglese: il protocollo di Kyoto inutile e costoso
ROMA - Ridurre le emissioni di gas serra del 65% entro il 2050 non è una «mission impossible» per l’Europa ma un obiettivo a portata di mano seguendo strategie adeguate. questo in sintesi il messaggio che emerge da un nuovo rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sui possibili scenari e le soluzioni affinchè il «Vecchio Continente» possa raggiungere non solo gli obblighi del Protocollo di Kyoto al 2012, ma anche andare oltre nel post-Kyoto arrivando a ridurre del 20% le emissioni entro il 2020, del 40% entro il 2030 e del 65% alla metà del secolo. Se vogliamo limitare il surriscaldamento terrestre a non più di 2°C, limite entro cui le conseguenze dei cambiamenti climatici sono tali da poter essere ancora affrontati con adeguate tecnologie e sistemi di adattamento, dobbiamo stabilizzare le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica ad un livello non superiore a 550 ppm, rispetto agli attuali a 380 ppm, avverte il Rapporto. Secondo gli esperti, questo significa che le emissioni globali dei Paesi industrializzati ma anche del mondo in via via di sviluppo di anidride carbonica e degli altri gas serra non potranno crescere, entro il 2020, non oltre il 35% delle emissioni globali del 1990, per poi decrescere entro il 2050 a valori via via sempre più bassi. Quali i possibili percorsi? Se l’Unione Europea si limitasse ad applicare esclusivamente le misure previste dalla direttiva sul commercio delle emissioni, l’obiettivo massimo di riduzione che si potrà raggiungere al 2030 sarà compreso tra il 16 ed il 25%. Se invece dobbiamo ottenere riduzioni maggiori, l’emission trading e la «Borsa dei fumi» dovranno essere estesi in tutto il mondo. Un’altra sostanziale riduzione delle emissioni si potrà avere dalla razionalizzazione della gestione dei rifiuti e dal settore agricolo, ma non basterà, perchè il contributo maggiore alla riduzione delle emissioni -sottolinea il Rapporto- verrà solo dal settore energetico. «In altre parole, la strategia per combattere i gas serra, passa per la modifica profonda di tutto ciò che riguarda la produzione ed il consumo di energia, spostandoci verso le energie rinnovabili» afferma il Rapporto. Ma la riduzione maggiore delle emissioni si avrà sviluppando nuove tecnologie che dematerializzano la società e lo sviluppo socio economico e questo significa anche un forte impulso verso la ricerca scientifica. Il Rapporto fonisce poi alcune valutazioni economiche sugli extra costi di un’operazione a così lungo respiro. Costi che potrebbe arrivare a circa lo 0,6% del Prodotto nazionale lordo europeo, ma con forti differenze tra il settore industriale e quello dei servizi. Il settore industriale, infatti, avrebbe un aggravio del 1,6% sul proprio valore aggiunto, mentre i servizi avrebbero solo un aggravio dello 0,2% sul valore aggiunto del proprio settore.Il rapporto completo è disponibile sul sito: http://reports.eea.eu.int/eea_report_2005_1/en. 21/8/2005 fonte http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it

21 agosto 2005

Conto energia Fotovoltaico, finalmente la legge!

Fonte Ilsolea360gradi – Newsletter di ISES ITALIA – n.7, luglio-agosto 2005
Via libera al conto energia FV dopo il parere favorevole
della Conferenza Unificata
Si chiude il faticoso iter del "conto energia". In sintesi i contenuti aggiornati del decreto
attuativo in via di pubblicazione. In quanto tempo installeremo i 100 MW fotovoltaici?
Stavolta siamo proprio in dirittura d’arrivo! A quasi un anno dalla scadenza prevista dal Dlgs. 387,
lo scorso 14 luglio l’ultima versione della bozza di decreto che incentiva il kWh fotovoltaico ha
avuto il parere favorevole della Conferenza Unificata. Il decreto, elaborato dal Ministero delle
Attività Produttive di concerto con il Ministero dell’Ambiente, definisce il cosiddetto "conto energia"
per il fotovoltaico, secondo quanto indicato dall'art.7 del Dlgs. 387 del 2003, per impianti con taglie
comprese tra 1 kW e 1.000 kW di potenza. La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dovrebbe a
questo punto essere quanto mai prossima.
Vediamo in sintesi i principali contenuti del decreto, aggiornando le indicazioni che abbiamo
riportato sul precedente numero de Ilsolea360gradi (pag.3).
L’incentivazione per la produzione elettrica da fotovoltaico sarà erogata per 20 anni per impianti la
cui domanda sia stata inoltrata da persone fisiche e giuridiche, compresi i soggetti pubblici e i
condomini di edifici. Le tariffe per kWh sono definite in base alla taglia dell’impianto (vedi tabella);
per gli impianti la cui domanda perverrà dal 2007 la tariffa decrescerà del 2%. Il decreto non
considera nessun incentivo specifico per l'integrazione dell'impianto FV nell'edificio: gli impianti
possono essere installati anche a terra.
Tariffe incentivanti del FV per 20 anni (domande 2005-2006)
Impianti di potenza da 1 a 20 kW 0,45 €/kWh
Impianti di potenza da 20 kW a 50 kW 0,47 €/kWh
Impianti di potenza da 50 kW a 1.000 kW 0,50 €/kWh
(valore massimo della
tariffa soggetto a gara)
Gli impianti che avranno diritto all’incentivazione saranno solo quelli entrati in esercizio dopo il
30 settembre 2005 e la cui domanda sarà presentata a un Soggetto Attuatore (indicato
dall’Autorità, forse la Cassa Conguagli Energia) entro le date stabilite (la prima probabile scadenza
potrebbe essere 31 dicembre, molto più probabilmente il 31 marzo 2006).
Il decreto prevede anche specifiche condizioni per la cumulabilità del conto energia con altri
incentivi (art.12); in particolare, le tariffe incentivanti sono ridotte del 30% se il soggetto che
realizza l’impianto beneficia della detrazione fiscale; tali tariffe non verranno erogate se gli impianti
hanno ricevuto incentivi pubblici in conto capitale superiori al 20% del costo di investimento o se
usufruiscono dei certificati verdi.
Va detto che il conto energia italiano è una sorta di "sistema di incentivazione ibrido". Infatti,
l’energia elettrica dall’impianto fotovoltaico potrà essere autoconsumata o immessa nella rete
locale (quando la produzione eccede il consumo delle proprie utenze) e conteggiata da un
ulteriore apposito contatore, in modo che il distributore locale potrà scontare dalle bollette
l'elettricità ricevuta nella propria rete, secondo quanto stabilisce la delibera 224 del 2000
dell’Autorità che disciplina le condizioni tecnico-economiche del servizio di scambio sul posto
dell’energia prodotta da impianti FV con potenza non superiore a 20 kW. L’incentivo tariffario per
l’energia prodotta verrà, quindi, sommato al risparmio reso possibile dall'utilizzo della stessa
energia elettrica solare, cioè una quantità di energia elettrica non prelevata dalla rete che non
verrà così contabilizzata in bolletta (il valore di questa energia è grosso modo compreso tra 0,15-
0,17 € e 0,095-0,080 € per kWh).
Per gli impianti con potenza superiore ai 50 kW è previsto invece un meccanismo di gara della
tariffa. Mentre per le altre due taglie (1-20 e 20-50 kW) l’elenco degli impianti aventi diritto alla
tariffa incentivante è ordinato secondo la data di presentazione della domanda, nel caso degli
impianti sopra i 50 kWp la graduatoria è in base al valore della tariffa incentivante richiesta: la
priorità è data a quelle domande con il valore più basso di tariffa richiesta. Inoltre, per gli impianti
con taglia da 50 a 1.000 kW il soggetto responsabile dell’impianto deve costituire una cauzione
(pari a 1.500 € per kWp da installare) a titolo di penale in caso di mancata realizzazione
dell’impianto nei termini previsti dal decreto. Quest’ultima disposizione rischia di rendere fattibili tali
progetti solo per i grandi gruppi industriali.
Le domande per tutte le tipologie di impianti dovranno essere inoltrate trimestralmente al
Soggetto Attuatore entro il 31 marzo, 30 giugno, 30 settembre e 31 dicembre di ciascun anno. La
centralizzazione della procedura per l'ottenimento della tariffa incentivante potrebbe comportare
tempi più lunghi nella gestione del progetto rispetto a quelli previsti dal decreto (art.7 del decreto),
che tuttavia non sono affatto brevi.
Le tariffe incentivanti saranno riconosciute fino a quando la potenza cumulativa di tutti gli impianti
che le ottengono raggiungerà la quota di 100 MW: 60 MW per gli impianti fino a 50 kWp e 40 MW
per gli impianti da 50 kWp a 1 MWp.
Il decreto stabilisce anche che l’obiettivo nazionale di potenza cumulata da installare sia al 2015
pari a 300 MW, un valore che secondo gli attuali sviluppi del mercato ci sembra veramente poco
ambizioso.
Speriamo comunque che il decreto sul conto energia sia solo un primo passo per un reale decollo
del fotovoltaico in Italia che purtroppo patisce un ritardo di oltre un decennio rispetto alla
Germania, paese leader del settore, che lo scorso ha installato circa 100 MW (quelli previsti per
l’Italia) in meno di 4 mesi! Cosa accadrà in Italia? Molto dipenderà da come verrà gestito il
programma, in quanto tempo, dal rispetto delle scadenze, ma sarà determinante che in questo
periodo la tecnologia si sappia conquistare nel nostro paese un’immagine positiva e questo
dipenderà anche dalla qualità degli impianti realizzati.
Leonardo Berlen
Alcune brevi informazione tecniche
1. Quanto produce un impianto fotovotaico?
Tetto FV
da 1 kWp
(8 m2) a:
Energia elettrica
generabile
in un anno
Milano 1.100 kWh per kW
Roma 1.300 kWh per kW
Trapani 1.600 kWh per kW
2. Qual è la durata di vita di un impianto fotovoltaico?
La durata di un sistema FV si aggira intorno ai 30 anni, con un decadimento della produttività
negli anni piuttosto limitato. Tuttavia alcuni esperti in Giappone stimano che un impianto possa
produrre energia anche con 80 e più anni di vita.
3. Un caso semplificato di costo e tempo di rientro economico
Ipotesi: Impianto FV residenziale da 2 kWp (16 metri quadrati di superficie)
q Costo chiavi in mano (stima): 13.500 € + IVA 10% = 14.850 €
q Produzione in Italia Centrale (2 kW) = 2.600 kWh
q Guadagno dalla vendita del kWh FV = 2.600 x 0,45 € = 1.170 €
q Risparmio sul costo evitato dell’energia
= 2.600 x 0,15 € (costo medio dell’elettricità per le famiglie) = 390 €
q Vantaggio economico totale annuale = 1.170 + 390 = 1.560 €
q Tempo di ritorno dell’impianto = 14.850 : 1.560 = 9,5 anni
Dopo questo periodo si rientra dell'investimento e si comincia a guadagnare.
Per informazioni: ISES ITALIA
tel. 06 77073610-11 - e-mail: berlen@isesitalia.it
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20 agosto 2005

Petrolio: l' Italia non deve rimanere schiava del caro petrolio...

PETROLIO: A SETTEMBRE SI PARTE COL PROGRAMMA NUOVO
(ANSA) - PALERMO, 19 AGO - ''Il nuovo aumento del costo del petrolio pone ad un Paese povero di materie prime come l'Italia il problema di utilizzare tutte le energie rinnovabili, a cominciare dai biocarburanti di derivazione agricola''. E' quanto auspica il ministro delle Politiche agricole Gianni Alemanno a commento della fiammata dei prezzi fatti registrare anche oggi dal petrolio. Il problema a questo punto, spiega il ministro, non e' piu' ''soltanto di produrre certificati verdi per rispettare il protocollo di Kyoto, ma anche di diversificare le fonti energetiche, dando un valore aggiunto alla nostra agricoltura. Da mesi - ricorda - stiamo lavorando con il ministro dell'Ambiente e con le organizzazioni di categoria per garantire che i biocarburanti derivino effettivamente dalla produzione agricola italiana e non da materie prime importate, e per incentivare filiere produttive energetiche agroindustriali che siano realmente efficienti''. Da ultimo, annuncia Alemanno, a settembre verra' presentato un programma complessivo ''che ci permettera' di offrire una nuova opportunita' alle imprese agricole italiane e a tutta l'economia del nostro Paese, che non deve rimanere schiava del caro-petrolio, ne' sotto accusa per il bilancio ambientale''.(ANSA). TEO 19/08/2005 09:34 fonte http://www.ansa.it
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19 agosto 2005

Imballaggi, un Europeo ne getta mezzo kg. al giorno...

AMBIENTE: IMBALLAGGI, UN EUROPEO NE GETTA MEZZO KG AL GIORNO
(ANSA) - BRUXELLES, 18 AGO - I cittadini europei producono ogni giorno a testa ''quasi mezzo chilo'' di rifiuti di imballaggi fatti di vari materiali, e gli italiani sono anche al di sopra di questa media con circa 200 chili pro capite all'anno, meno soltanto di irlandesi e francesi tra i paesi della vecchia Europa. E' quanto emerge dagli ultimi dati comparabili diffusi oggi dalla Commissione europea. Gli imballaggi e le confezioni utilizzate per i piu' svariati prodotti, sono in genere di carta, plastica, vetro, metallo o legno. Bruxelles ha posto nel 2004 l'obiettivo di riciclarne oltre la meta', entro il 2008 per i 15 paesi della vecchia Ue (esclusi Grecia, Irlanda e Portogallo), e con scadenze piu' ampie per gli altri, fino al limite massimo del 2015 previsto per la Lettonia. L'Italia e' in linea con i nuovi target fissati da Bruxelles nel riciclaggio di metalli: in base ai dati diffusi oggi e che risalgono al 2002, ne viene recuperato gia' il 54% a fronte di una richiesta del 50%. Per gli altri materiali, sempre in base agli stessi dati, Roma e' comunque vicina ai numeri decisi dall'Unione. E tuttavia nella vecchia Europa l'Italia e' ormai la terza principale produttrice pro capite di rifiuti di imballaggi, con quasi 200 milioni per abitante all'anno nel 2002, oltre 30 in piu' rispetto al precedente dato del 1997, quando era invece al settimo posto. Gli stati che ne producono di meno sono Finlandia e Grecia con meno di 100 chili pro capite all'anno. Dal 1997 al 2002, soltanto Gran Bretagna, Austria e Danimarca, tra gli stati dell'Ue-15, hanno diminuito il consumo di imballaggi. Le prime quote obbligatorie di riciclaggio di imballaggi sono state stabilite da una direttiva del 1994, che fissava comunque obiettivi abbastanza limitati. Ogni stato doveva per esempio provvedere a riciclare il 15% dei rifiuti di vetro o di carta a fronte del 60% previsto dalla nuova norma del 2004. Sebbene tutti gli stati dell'Ue dei 15 riciclano gia' una quantita' di rifiuti spesso superiore a quanto previsto sia dalla direttiva del 1994 sia da quella di dieci anni dopo, la Commissione Ue lamenta il fatto che, eccetto cinque paesi membri (Austria, Repubblica Ceca, Germania, Lussemburgo e Gran Bretagna), tutti gli altri non hanno ancora dato alcuna informazione sulla trasposizione nelle rispettive legislazioni della direttiva del 2004. Di seguito una tabella con i vecchi e i nuovi obiettivi di Bruxelles e con i dati dei paesi dell'Ue-15 sul riciclaggio globale, di vetro e di materie plastiche. I dati sono espressi in percentuale e sono relativi al 2002. ------------------------------------------------------------ RICICL.GLOB. VETRO PLASTICA OBIETTIVO UE 1994 25 15 15 OBIETTIVO UE 2004 55 60 22,5 ------------------------------------------------------------ AUSTRIA 66 86 30 BELGIO 70 93 29 DANIMARCA 57 90 16 FINLANDIA 49 49 15 FRANCIA 45 52 15 GERMANIA 74 86 49 GRAN BRETAGNA 44 34 19 GRECIA 33 24 3 IRLANDA 35 48 17 ITALIA 51 5 23 LUSSEMBURGO 57 83 28 OLANDA 57 79 16 PORTOGALLO 36 35 9 SPAGNA 44 36 20 SVEZIA 65 88 20 (ANSA). KVW 18/08/2005 17:34 fonte http://www.ansa.it/
Quibio.it l' usa e getta che rispetta l'ambiente -
Il primo e-commerce di prodotti usa e getta Bio eco-compatibili come piatti, bicchieri ecc... rigorosamente biodegradabili e compostabili al 100%.

Solo materiali Biodegradabili a Sagra di Celle Ligure/ Savona

AMBIENTE: SOLO MATERIALE BIODEGRABILE A SAGRA DI CELLE
(ANSA) - CELLE LIGURE (SAVONA), 18 AGO -
Nella tre giorni di gastronomia e musica a cura dell'Avis, che si svolgera' da domani 19 a domenica 21 agosto sul molo della Crocetta, saranno utilizzati esclusivamente materiali biodegradabili. L' iniziativa, che sara' presentata dal sindaco domani alle 18,30 in occasione dell'inaugurazione, fa parte del progetto 'Life-Ambiente Biomass' (materiali biodegradabili per l'agricoltura e il turismo). ''Il progetto - spiega l'assessore all'Ambiente Giovanni Pastorino - e' realizzato con il sostegno finanziario della Comunita' Europea e permettera', tra le altre iniziative, di avviare la raccolta differenziata del rifiuto umido-organico in linea con gli obiettivi di miglioramento del nostro sistema di gestione ambientale per la riduzione dei quantitativi dei rifiuti smaltiti in discarica''. L'utilizzo dei kit di bicchieri, piatti, posate e tovaglioli biodegradabili alla Sagra del Pesce Azzurro e' gia' stato sperimentato nelle precedenti sagre di Sanda, Pecorile e Ferrari. Le prossime azioni riguarderanno gli stabilimenti balneari con il previsto utilizzo medio annuo di 24 mila kit e la distribuzione di altri kit presso la Mensa scolastica che fornisce circa 8 mila pasti annui. (ANSA). YL3-MAN 18/08/2005 18:52 fonte http://www.ansa.it

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18 agosto 2005

Cos'e' il programma Life?...

Il programma LIFE

Il programma LIFE è lo strumento finanziario per l´ambiente istituito nel 1992 con il Regolamento (CEE) n. 1973/92 adottato dal Parlamento e dal Consiglio europeo.LIFE in questi anni si è articolato in tre diverse fasi.Nella fase attualmente in corso (2000-2004), LIFE dispone di un bilancio complessivo, approvato con il Regolamento (CEE) n. 1655/2000, pari a 640 milioni di euro, di cui circa 300 milioni di euro sono stati già assegnati.Il Programma è suddiviso in tre settori tematici, denominati rispettivamente:
LIFE - Natura
LIFE - Ambiente
LIFE - Paesi Terzi
LIFE cofinanzia azioni a favore dell´ambiente nell´Unione Europea ed in alcuni Paesi terzi: nei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo e nel Baltico, nonché nei Paesi dell´Europa centrale e orientale candidati all´ingresso nell´Unione europea.L´obiettivo generale di LIFE-Ambiente è quello di contribuire allo sviluppo di tecniche e metodi innovativi in materia di ambiente con il cofinanziamento di progetti dimostrativi.Il Programma si prefigge di colmare la lacuna esistente tra i risultati delle attività di ricerca e dello sviluppo da un lato e la loro realizzazione su grande scala dall´altro. Un ruolo fondamentale, per garantire un´ampia applicazione pratica delle tecnologie rispettose dell´ambiente sperimentate, è attribuito alla diffusione dei risultati. L´attività di divulgazione è considerata una parte importante del progetto.Il Regolamento LIFE definisce cinque settori di intervento:
Pianificazione e valorizzazione del territorio
Gestione delle acque
Impatto delle attività economiche
Gestione dei rifiuti
Politica integrata dei prodotti
Tra il 1992 e il 2003 sono stati finanziati 1199 progetti LIFE Ambiente, di cui 192 sono italiani.Nel 2004 sono stati presentati dall´Italia 198 progetti di cui 28 sono stati approvati e finanziati dalla Comunità Europea.
Per approfondimenti:Unione Europea
Commissione Europea - Ambiente
Programma LIFE

18/08/2005 fonte http://www.sv.camcom.it

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17 agosto 2005

Acquisti Verdi: Quibio.it, distribuisce in Italia i primi BioBicchieri in PLA ....

Cos'e' il PLA?
Il materiale
Il Polilattato (o Polilattide o Acido Polilattato) è un nuovo polimero di grandissimo interesse,
prodotto dalla Cargill Dow BV con marchio

Tale materiale ha un impatto ambientale positivo perché:
Deriva da una risorsa naturale annualmente rinnovabile: il mais
Riduce le emissioni di gas ad effetto serra, grazie al processo di
lavorazione eco-compatibile ed alla combustione non inquinante
Il PLA è biodegradabile e degrada rapidamente in compostaggio
Inoltre, ha per caratteristiche:
una trasparenza molto elevata e una ottima termoformabilità.
Una grande opportunità per differenziarsi dalla concorrenza, in considerazione che
esiste già una nicchia di consumatori interessati a prodotti “bio” / “ecologici” e
disponibili ad affrontare un costo di acquisto più importante.
Lo Sviluppo Sostenibile è lo sviluppo che soddisfa le esigenze del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare le proprie esigenze.
Commissione Mondiale per l’Ambiente e lo Sviluppo, 1987
La Biodegradabilità
Ci vogliono 47 giorni a 60 °C in un compostaggio industriale efficace e aerobico
Ci vogliono 120 giorni a 40 °C in un mucchio di compostaggio domestico tiepido e con umidità costante
Ci vogliono 1,3 anni a 40°C sul suolo o in un piccolo mucchio di compostaggio
Ci vogliono 2 anni a 15°C se la materia è sotterrata
Ci vogliono 2,6 anni a 10°C se la materia è sotterrata in un ambiente freddo
Ci vogliono 4 anni a 4°C nei laghi e nei mari
L’impatto ambientale positivo è già stato riconosciuto in Germania, dove gli imballaggi di PLA a partire da gennaio 2003 sono tassati come la carta.

16 agosto 2005

Posate Biodegradabili per la Giornata Mondiale della Gioventu'...

Cattolici tedeschi in via di estinzione inchiesta di “der spiegel”
Nell'intervista a Radio Vaticana Benedetto XVI esprime la sua gioia per l'imminente Giornata mondiale della gioventù

BERLINO Il Papa tedesco è atteso fra pochi giorni in Germania e una grande macchina organizzativa e mediatica si è messa in moto da settimane: ma il rapporto dei tedeschi con la fede non è buono. Alla situazione che Benedetto XVI troverà nel suo paese dopo oltre venti anni di assenza è dedicata la copertina dell'ultimo Der Spiegel, uno dei settimanali d'opinione più autorevoli. «Credenti, disperatamente cercasi - Il ritorno del Papa in un paese non cristiano» titola il giornale, che documenta il difficile rapporto dei tedeschi con la chiesa cattolica e il cristianesimo in generale, soprattutto dopo l'unificazione: «Le chiese sono vuote, i politici non credenti, la gente a est totalmente senza Dio». Statistiche, sondaggi e interviste alla mano, Der Spiegel offre il quadro di una società che è sì attratta dall'idea di Dio, ma che fa poco o niente per tener viva la fede. «Il primo viaggio all'estero del Papa tedesco è un ritorno nell'ignoto: due terzi dei tedeschi credono a un'entità superiore, ma solo per una scarsa metà la fede è veramente importante. La maggioranza si è aggiustata in un mondo della fede privato: il big bang basta come mito della nascita dell'universo, la catastrofe del clima come placebo dell'apocalisse, e per la vita privata bastano “sesso, droga e rock and roll” o un abbonamento al concerto per due». In città come Magdeburgo, a est, solo l'8% viene benedetto nel segno della croce. Anche il Vaticano, secondo il settimanale, dà la Germania per persa: le gerarchie sono ribelli, le chiese vuote, i credenti intimiditi. C'è il timore che Colonia possa essere un fallimento. La fede, come viene insegnata da cattolici o evengelici, riguarda una minoranza. Secondo un sondaggio Infratest, le persone che si dichiarano credenti sono spesso lontanissime dalle posizioni della chiesa. A una vita dopo la morte, una verità centrale del Cristianesimo, credono due terzi scarsi di cattolici e meno della metà dei protestanti. Per il 27% dei credenti Dio non è onnipotente. Il quadro peggiora se si guarda nei Laender della vecchia Ddr. A est solo uno su tre crede a Dio e molte chiese cadono a pezzi. I dati ufficiali confermano il quadro desolato: dal 1974 il numero dei cattolici è continuamente calato. Nel 2003 i membri della chiesa morti (65.000) sono stati più dei battesimi, molti di più i fuoriusciti (117.000). Nel 2003 è stato toccato il numero più basso di battezzati dal 1969: 205.904, 3,5% in meno del 2002 e oltre 31% in meno del 1990: «I cattolici si stanno estinguendo», sintetizza il giornale. I tedeschi «sono entrati in modo irreversibile in un mondo postreligioso: vorrebbero credere perchè sentono che sarebbe di aiuto ma non ci riescono piu». Dopo Colonia i manifesti delle Gmg cederanno il posto a quelli elettorali. I sentieri dei pellegrini, tranne la collina del Papa, saranno smontati, le posate sono biodegradabili. Solo i 3.000 calici per ostie della TyssenKrupp sono un problema. A differenza delle posate son fatti per l'eternità: ma presto non serviranno più «in questo paese». Flaminia BussottiCITTA' DEL VATICANO Il Papa tedesco considera un disegno della Provvidenza il fatto che il primo viaggio all'estero del pontificato sarà in Germania, e per un incontro con i giovani. E' «contento» di farlo perchè nei giovani «c'è la dinamica del futuro», e vorrebbe far capire ai ragazzi che il cristianesimo «non è un fardello» e la Chiesa non è «vecchia» e non distribuisce una «minestra riscaldata». Se questo è il suo stato d'animo, Benedetto XVI - come emerge dell'intervista che ha concesso alla Radio Vaticana - ha anche ben chiari gli obiettivi della visita a Colonia.Qui il pontefice, dal giorno del suo arrivo (previsto per giovedì 18) e fino al 21 agosto guiderà la XX Giornata mondiale della gioventù. Tra questi obiettivi, far emergere una «ventata di nuova fede» sui giovani e sull'Europa e «dare un impulso nuovo anche al continente vecchio» perchè riscopra le proprie radici cristiane. Se poi ne verrà anche un «impulso» al dialogo ecumenico, questo sarà un altro risultato e la speranza è che, come accadde dopo il primo incontro di Giovanni Paolo II con i protestanti tedeschi a Magonza, si arrivi a «riflettere su come vogliamo andare avanti». Su questo punto l'esempio portato da papa Ratzinger è significativo, visto che da Magonza prese il via il cammino che ha portato alla firma della Dichiarazione congiunta sulla Giustificazione, uno dei passi di avvicinamento più importanti tra cattolici e protestanti. A Colonia, spera il pontefice, la Chiesa potrà presentarsi ai ragazzi non come una offerta qualsiasi nel «mercato delle religioni» ma come il «messaggio che i giovani stanno aspettando». Il «mercato delle religioni» del resto, «tratta la religione come una merce e quindi la degrada», però «indica che c'è una domanda» e «occorre riconoscere questa richiesta e non ignorarla». A quasi quattro mesi dalla sua elezione al soglio di Pietro, il Papa ha scelto di rilasciare la sua prima intervista in assoluto per parlare della Giornata mondiale della gioventù, l'appuntamento internazionale con i giovani che ha ereditato da papa Wojtyla. Attraverso questa intervista, che dimostra anche l'importanza che papa Ratzinger assegna alla Radio Vaticana, Benedetto XVI dimostra di aver fatto proprio questo appuntamento, di considerarlo personalmente importante e comunque provvidenziale: «La provvidenza - osserva Ratzinger - ha voluto che il mio primo viaggio all'estero fosse proprio in Germania: mai avrei osato organizzarlo io stesso... E anche il fatto che sia proprio un incontro con i giovani di tutto il mondo...». Il 78enne pontefice sottolinea che «incontrare i giovani è sempre bello, perché magari hanno anche tanti problemi, ma sicuramente portano con sè tanta speranza, tanto entusiasmo, tante aspettative: nei giovani c'è la dinamica del futuro. Da un incontro con i giovani si esce sempre con una carica nuova, più allegri, più aperti». E tutti questi motivi, racconta papa Ratzinger, «con il passare del tempo hanno ulteriormente rafforzato, non certo diminuito la mia gioia». Che l'appuntamento di Colonia fosse centrale Benedetto XVI lo aveva fatto capire già nei primi giorni di pontificato, annunciando la sua partecipazione alla Gmg di agosto nella messa celebrata il 20 aprile, cioè il giorno dopo essere diventato Papa, con i cardinali elettori nella Cappella Sistina. Nel corso di questi mesi il papa ha rinnovato gli inviti ai ragazzi ad andare in Germania, ha espresso la propria contentezza, ha indicato alcune piste di riflessione. Tra queste ultime due in particolare: l'adorazione non è una cosa fuori del tempo, ma una pratica da riscoprire che dà senso alla vita e alla fede. E l'Europa ha bisogno della fede cristiana, che non è un fardello ma una gioia, e ha bisogno di testimoni come Edith Stein o Massimiliano Kolbe, morti entrambi nei lager nazisti e ricordati dal Papa durante l'Angelus di ieri pronunciato dal palazzo apostolico di Castel Gandolfo davanti ad alcune migliaia di persone. «Invito ogni battezzato - ha aggiunto - e in modo speciale i giovani che prendono parte alla Giornata mondiale della gioventù - a guardare a questi fulgidi esempi di eroismo evangelico». Intanto a Colonia tutto è pronto per accogliere il papa e i pellegrini: una gigantesca stella cometa in giallo elettrico con la coda, ripresa dal logo ufficiale della XX Giornata Mondiale della Gioventù di Colonia (che ricorda la presenza delle reliquie dei Magi nel duomo cittadino), spicca sulla nuova torre uffici «Koln Triangle», alta 103 metri, la cui costruzione è stata ultimata proprio in vista del mega-raduno con papa Ratzinger. La cometa servirà come una freccia per indicare ai pellegrini della Gmg, provenienti da oltre 160 paesi, la strada per arrivare dalla stazione centrale al ponte Hohenzollernbrucke e da lì ai padiglioni della fiera, dove sono stati predisposti i banchi per gli accrediti. Inoltre è stata completata anche la costruzione del palco da 2.500 metri quadrati che ospiterà le due liturgie presideute da Bendetto XVI a Marienfeld. Le webcam, alle quali ci si può collegare attraverso il sito korazym.org, offriranno la possibilità di seguire passo dopo passo i preparativi dell'evento. Giovanna Chirri
15/08/2005 fonte http://www.liberta.it/

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14 agosto 2005

Petrolio, Matteoli: " In arrivo gli eco-incentivi"...

Pronto il 'pacchetto' di misure contro il caro-prezzi

Petrolio, Matteoli: ''In arrivo gli eco-incentivi''

Il ministro dell'Ambiente: ''Mi batterò per ottenere finanziamenti per aiutare i cittadini che vogliono convertire a gpl e metano la loro auto, dimezzando il costo del pieno''
Roma, 14 ago. (Adnkronos) - Eco-incentivi per riconvertire l'auto a gas, per risparmiare energia nelle case, per sviluppare l'idrogeno e rilanciare le fonti rinnovabili e del 'carbone pulito' nella produzione di elettricità. E' il piano di attacco al caro-petrolio che il ministro dell'Ambiente Altero Matteoli porterà sul tavolo del governo subito dopo la pausa estiva. ''Mi batterò per ottenere finanziamenti per aiutare i cittadini che vogliono convertire a gpl e metano la loro auto, dimezzando il costo del pieno'', annuncia in un'intervista con l'ADNKRONOS. Gli aiuti, secondo l’esponente di An, per passare al gas ''sono l'unica soluzione concreta che può dare un sollievo immediato alle tasche degli automobilisti''. In sostanza si tratta di prevedere incentivi - in passato erano 300 euro pro capite - per la conversione a gas delle vecchie vetture. Basta pensare che la verde oggi costa circa 1,3 euro e il diesel 1,20, mentre il gpl si aggira sui 0,560 euro al litro: quindi un pieno di 50 litri costerebbe così intorno a 28 euro contro i 65 della benzina e i 59 del diesel per una cilindrata media.''Cercherò di convincere il ministro Siniscalco. Le quotazioni del greggio sono fuori controllo, dobbiamo tutti rimboccarci le maniche'', aggiunge Matteoli. Sì convinto da parte di Matteoli anche al taglio delle accise, sostenuto a gran voce da molti esponenti dell'esecutivo per calmierare benzina e gasolio. ''Come si può dire no a una misura del genere? Io spero che sia possibile farlo ma - sottolinea con forza - senza dimenticare che un governo deve procedere senza demagogia, tenendo conto della situazione della finanza pubblica. Il ministro dell'Economia deve farci una relazione per farci capire se ci sono o meno margini di intervento''.Matteoli scende in campo anche contro i ritardi nello sviluppo dell'energia da fonti rinnovabili, un settore nel quale molti progetti in tutta Italia sono bloccati dalle proteste per l'impatto paesaggistico: ''Di fronte a quello che stiamo vivendo, al barile che è esploso a 67 dollari e rischia di andare oltre, è davvero ridicolo continuare a fare polemiche sull'eolico o sul solare''. Lo scenario energetico globale potrebbe restare sotto tensione ancora a lungo. Ed è per questo, argomenta il responsabile della politica ambientale che oltre alle misure per frenare gli aumenti delle bollette di luce e gas e la corsa della benzina, si porti avanti una strategia di riduzione dei consumi e di diversificazione delle fonti.''Bisogna andare avanti con la ricerca sull'idrogeno, sulla quale stiamo già investendo. Anche il carbone pulito può essere una soluzione, ma va utilizzato con grande moderazione”, afferma il ministro. Una delle soluzioni più efficaci da contrapporre alla corsa dell'oro nero resta comunque la riconversione dell'alimentazione a gas. ''L'accordo con Fiat e Unione Petrolifera ha dato eccellenti risultati. Mi impegnerò per avere altri fondi in Finanziaria, spero che il governo mi segua'', assicura Matteoli. No secco, invece, all'eco-rottamazione con incentivi per sostituire le vecchie auto: ''Non serve per risparmiare energia e ha il pessimo effetto di drogare il mercato'', taglia corto il ministro dal quale arriva anche un forte richiamo all'opposizione ''dalla quale avrei voluto sentire proposte più costruttive in una circostanza così allarmante''.
14/08/2005 fonte http://www.adnkronos.com

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12 agosto 2005

Eco-vacanze con una buona dose di Bon ton...

ESTATE: ECO-VACANZE; FALO' E DECIBEL OFF-LIMITS

(ANSA) - ROMA - Una buona dose di bon ton tutto in versione ecologica nella valigia per l'estate 2005: questo cio' che serve, secondo gli esperti per godere in pieno del viaggio nella natura, che sia spiaggia, mare aperto, lago o montagna, non importa, basta rispettare alcune piccole norme, anche di sicurezza, fondamentali per una vacanza a lieto fine. E allora niente fuochi fuori dalle aree predisposte; no alla raccolta di fiori o di stelle marine; off-limits radio e rumori inutili per il bene delle orecchie del vicino ma anche degli animali; passeggiate solo sui sentieri; auto fuori dai prati. Ma anche no ai falo' sulle spiagge, obbligatoria programmazione di viaggi ed escursioni senza dimenticarsi mai di avvisare.AREE PROTETTE''Il rispetto dell'ambiente - afferma il Ministero dell'Ambiente - e' una condizione necessaria per la salvaguardia delle aree protette nazionali e dunque anche dei boschi e dei mari''. Ecco alcune regole per le vacanze:- non usare l'auto al di fuori delle strade e non parcheggiatela sui prati- camminare solo sui sentieri e se si incontrano cancelli lungo il percorso richiuderli dopo essere passati- rispettare le proprieta' private e il lavoro altrui- non raccogliere fiori, che appassiranno in poche ore e non danneggiare la vegetazione- rispettare e assaporare la pace e la tranquillita' della zona evitando rumori inutili che non aiutano a osservare gli animali- non sporcare l'acqua dei torrenti e dei laghi e non danneggiare in nessun modo le sorgenti - non accendere fuochi al di fuori degli spazi predisposti- quando si incontrano rifiuti, se possibile, raccoglierli.ESCURSIONISMO IN MONTAGNA''L'estate - sottolinea il Corpo Forestale dello Stato - e' la stagione in cui forse meglio si puo' apprezzare la bellezza della montagna che puo' essere amica ma anche perfida matrigna. L'importante e' rispettarla e non sottovalutarla mai'':- il giorno precedente a quello dell'escursione, pianificare nel dettaglio il percorso prescelto e informare sempre qualcuno- acquisire informazioni sulle condizioni meteo e se si prevede instabilita' del tempo, e' possibile anche rinunciare alla gita - curare con attenzione l'abbigliamento (giacca a vento, occhiali da sole, cappello, maglione, scarpe da trekking), adottando il sistema a 'cipolla', cioe' multistrato - nello zaino portare tutti i viveri necessari, ma soprattutto zuccheri, acqua e per le attrezzature un altimetro-barometro, una cartina della zona e una bussola- programmare bene i tempi di cammino per evitare di essere sorpresi dal buio e informarsi su rifugi o bivacchi MARE''Il mare e' vita: rispettiamolo. Non lasciare sulla spiaggia o gettare in mare avanzi di cibo, sacchetti, altri rifiuti'': questi alcuni consigli della Guardia Costiera che e' presente nelle aree marine protette nazionali e ha redatto un vademecum per il bagnante. E allora, per chi va in spiaggia:- si' al bagno solo se si e' in perfette condizioni psicofisiche- mai forzare il fisico anche se si e' buoni nuotatori- attenzione alle escursioni termiche sole-acqua- far passare almeno 3 ore dall'ultimo pasto- non tuffarsi se c'e' la bandierina rossa- solo acque basse per chi non sa nuotare- non allontanarsi dalla spiaggia oltre i 50 m. con materassini, ciambelle, galleggianti o piccoli canotti gonfiabili- evitare tuffi dagli scogli- non recare disturbo alla quiete dei bagnanti (schiamazzi, giochi, radio a volume elevato), animali solo negli spazi previsti, no a tende, fuochi e campeggio sulla spiaggia. (ANSA) 09/08/2005 17:31
fonte http://www.ansa.it
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Il Compostaggio domestico...

IL COMPOSTAGGIO DOMESTICO

In natura la sostanza organica prodotta e non più “utile” alla vita (foglie secche, feci, spoglie di animali, ecc.) è decomposta dai microrganismi e dagli insetti presenti nel terreno che la restituiscono al ciclo naturale. Dalla sostanza organica in decomposizione si liberano acqua, anidride carbonica, sali minerali e il prodotto finale di trasformazione è detto humus. L’humus è una riserva di nutrimento per le piante, per la sua capacità di liberare lentamente, ma costantemente gli elementi nutritivi (azoto, fosforo, potassio, zolfo e microelementi) assicurando la fertilità nel tempo del suolo. Con il compostaggio domestico si vuole riprodurre e accelerare questo processo al fine di ottenere “compost”, ossia un ammendante, cioè una sostanza che migliora le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche del terreno.
I N D I C E - Convenienza del Compostaggio- Processo e Matrici- ImpiegoA cura di Antonio Ortenzi


Convenienza del CompostaggioDati statistici nazionali affermano che il 30-32% dei rifiuti prodotti sul suolo nazionale sono di natura organica (scarti di cucina e del giardino); reimmettere quindi questa quota rilevante di rifiuti nel ciclo biologico è utile sotto diversi aspetti: conviene all’ambiente, meno inquinato da discariche ed inceneritori, e conviene al terreno che riceverà tale fertilizzante. In sostanza, il compostaggio domestico è utile ed ha più senso applicarlo laddove le infrastrutture per la raccolta differenziata e il trattamento centralizzato della frazione organica dei rifiuti solidi urbani non sono presenti; ovvero laddove le utenze sono distanti e poco concentrate, come di solito avviene nei centri abitati montani e nelle utenze isolate di campagna.

Processo e Matrici
Scegliere bene i materiali da compostare. Possiamo utilizzare tutti gli scarti biodegradabili, ossia aggredibili dagli insetti detritivori e da microbi e batteri; non sono invece utilizzabili i rifiuti di origine sintetica o contaminati da sostanze non naturali ed inquinanti: quindi si agli avanzi di cucina (bucce, fondi di the e caffè, ecc.) e agli scarti del giardino (residui di potatura opportunamente trinciati, sfalci d’erba, foglie secche, ecc.), ma anche ad altri materiali biodegradabili quali carta (non patinata), cartone, segatura e trucioli provenienti da legno non trattato. E’ invece importante non introdurre nel cumulo di compostaggio elementi inquinanti come pile, recipienti di solventi o altre sostanze nocive: il pericolo maggiore è che le trasmettano al giardino o all’orto in cui sono impiegate e di conseguenza anche a quello che ci cresce sopra e che mangiamo!
Dove? Come? Il luogo adatto in cui apprestare un cumulo o una struttura apposita (composter) per il compostaggio dei propri rifiuti organici, sarà un angolo del giardino o dell’orto. E’ importante miscelare le varie matrici di partenza, ossia i rifiuti più secchi (in genere quelli provenienti dal giardino) e quelli più umidi e ricchi di azoto (gli scarti di cucina nella fattispecie), per avere una omogenea distribuzione spaziale ed un equilibrato rapporto quantitativo: l’ideale è 1/1. In questo modo si forniscono ai microbi, i veri attori del processo digestivo, tutti gli elementi essenziali al loro metabolismo (ossia nutrienti, ossigeno e acqua) in modo equilibrato.
Umidità e Ossigeno. Approfondiamo il discorso umidità: se risulta in eccesso, si innescano processi Anaerobiotici con la produzione di odori sgradevoli; in caso contrario i microbi non possono svilupparsi e si ha un conseguente arresto del processo di compostaggio.
Ma come possiamo renderci conto empiricamente del giusto grado di umidità del nostro materiale? Semplicemente stringendone un campione nel pugno: si vedranno alcuno gocce di liquido trasudare e questo è un sintomo che la percentuale di umidità è al livello ottimale (intorno al 45 – 65 %); se invece si ha umidità eccessiva con trasudazione abbondante di liquidi dal materiale o se al contrario durante la pressione non esce nulla, si dovrà provvedere ad aggiustare la composizione della miscela.
Aggiungeremo materiale secco nel caso di eccessiva umidità e controlleremo che non sia avvenuta una stratificazione di materiali poco permeabili che impediscono il normale passaggio di umidità all’interno del cumulo; nel caso di umidità scarsa si provvederà a fornire acqua fino al giusto grado.
Riguardo all’ossigeno, questo è un elemento essenziale per il processo di compostaggio, un’insieme di trasformazioni della materia organica che avvengono in condizioni Aerobiche ad opera di batteri e i microrganismi che respirano. Per garantire allora la giusta presenza di ossigeno è bene provvedere il cumulo di uno strato di drenaggio al piede e ogni 50/60 cm ( con ramaglie e materiale grossolano proveniente dal ciclo precedente), miscelare ottimamente i vari composti di partenza e non comprimere mai il cumulo. Se le condizioni del cumulo sono ottimali per gli attori del processo digestivo, questo avviene rapidamente e con un’abbondante produzione di calore (50° - 60°C), senza odori sgradevoli.
Rapporto Carbonio Azoto (C/N) Essenziale al pari dell’umidità e dell’aerobiosi è un ultimo parametro: il rapporto carbonio/azoto. Questi sono i due elementi chimici più importanti del compostaggio in quanto il primo è la matrice che viene ossidata e che costituirà poi lo scheletro stabile del compost, il secondo è un elemento essenziale per lo sviluppo e la riproduzione dei microrganismi che vivono nel cumulo, in quanto mattone delle proteine. In genere nel compost il rapporto tra grammi di Carbonio e Azoto si aggira intorno a 20 con un minimo di 15 e un massimo di 30. Se abbiamo troppo poco azoto rispetto al carbonio, i microbi si riproducono lentamente e il processo può arrestarsi, la produzione di calore è minima, il materiale non viene stabilizzato. Invece, se c’è troppo azoto, il rischio è di perdere quello in eccesso (sprecando valore fertilizzante) attraverso l’attivazione di vie metaboliche secondarie che portano alla formazione di sostanze azotate volatili dall’odore sgradevole di urina (ammoniaca).

Impiego
In genere nei cumuli domestici un ciclo di compostaggio completo dura circa sette mesi nei periodi freddi e 5 in quelli caldi in dipendenza in primo luogo delle temperature esterne, poi della grandezza del cumulo e della sua composizione; per una corretta gestione del cumulo è importante rivoltarlo una o due volte durante il ciclo e provvedere ad una setacciatura e separazione del materiale decomposto da quello parzialmente indecomposto, che servirà da inoculo della carica microbica per il successivo ciclo di compostaggio. Invece il materiale più fine e decomposto che chiameremo Compost Fresco (con una maturazione di 2-3 mesi), può già essere impiegato tal quale con un buon effetto concimante nel giardino o nell’orto, a patto di utilizzarlo in autunno ad una certa distanza da semine e trapianti e non a diretto contatto con le radici perché troppo ricco di sostanza organica indecomposta che, non essendo stabile, maturando a contatto con le colture potrebbe arrecare loro danni. Per eliminare questo inconveniente si può aspettare che il ciclo si completi e che la sostanze organiche si stabilizzino maggiormente nel cumulo (Compost Pronto). Ancora, questo stesso materiale può essere posto in sacchi di juta o in luogo arieggiato, ma protetto dalla pioggia per una successiva maturazione di 3-4 mesi al fine di ottenere Compost Maturo, che può essere utilizzato a diretto contatto con le radici anche nei rinvasi e per riempire le buche di piantagione.
12/08/2005 fonte http://www.spazioambiente.org
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