28 marzo 2006

Crescita del " Fattore Ambiente " in Italia...

Prosegue la marcia del "fattore ambiente"Presentata la Relazione sullo Stato dell'Ambiente 2005.Risultati positivi in molti settori: più aree protette, più energia da sole e da vento, meno emissioni. Matteoli: "l'ambiente si è fatto strada"
Prosegue la lunga marcia del "fattore ambiente" in Italia. Negli ultimi 15 anni molti degli indicatori ambientali sono in costante miglioramento. Le emissioni delle industrie sono diminuite del 23%; in crescita le energie rinnovabili, gli impianti eolici ad esempio, erano 107 nel 2003 e sono 120 nel 2004; è aumentato, seppur di poco, negli ultimi 5 anni l'utilizzo di bus e tram in città e sono in costruzione 121 chilometri di metropolitane in 10 città; il 93% delle auto diesel in circolazione è in regola con gli standard europei: prosegue l'aumento della selezione e del riciclaggio dei rifiuti; è stato drasticamente ridotto di 7.500 tonnellate il consumo di bromuro di metile, nemico dell'ozono; in 5 anni sono nate 103 aree protette e la rete della natura protetta produce 557 prodotti tipici; anche se le emissioni di CO2 sono aumentate, quelle pro capite sono al di sotto della media europea. La Relazione sullo Stato dell'Ambiente 2005, presentata oggi alla presenza del Ministro dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, Altero Matteoli, raccoglie ed analizza l'evoluzione dei dati ambientali pubblicati annualmente dall'Apat mettendoli in relazione con l'evoluzione della situazione economica e sociale italiana nel contesto europeo ed internazionale e valutando i rapporti tra i dati ambientali ed i diversi settori dell'economia nazionale.
"Le informazioni e le valutazioni raccolte nella relazione - ha dichiarato il Ministro Matteoli - consentono di affermare che negli ultimi 15 anni il fattore ambiente si è fatto strada in tutti i settori. Tuttavia i risultati positivi e incoraggianti sono messi a rischio dal gap di infrastrutture che ha effetti negativi sull'economia e sull'ambiente. L'aumento dei consumi energetici nel settore trasporti è il caso più evidente di questo gap, ma scontiamo carenze infrastrutturali anche nel settore acqua e rifiuti. Questi limiti infrastrutturali sono anche il risultato di una visione negativa della protezione dell'ambiente: è quindi necessario molto lavoro per incorporare nella cultura e nella pratica il criterio dell'ambiente come opportunità e valore positivo della crescita economica".
La Relazione è articolata in una Introduzione che offre una valutazione generale dei dati ambientali e sei capitoli: Ambiente e Energia, Ambiente e Industria, Ambiente e Trasporti, Ambiente e Agricoltura, Ambiente e Turismo, Ambiente e Aree Urbane. Ogni capitolo è integrato da schede tematiche che presentano esperienze significative e casi di studio in Italia e a livello internazionale, ed è completata anche dai rapporti, previsti dalle norme attuali, in materia di depurazione delle acque, controllo e monitoraggio delle sostanze lesive dello strato di ozono, difesa del suolo. Si aggiungono 9 allegati e una cartografia.
Eccone una sintesi:ENERGIA E EMISSIONI GAS SERRALe emissioni dei gas ad effetto serra sono un indicatore sensibile del rapporto tra energia e ambiente, economia e ambiente. Le emissioni di CO2 equivalente sono aumentate dal 1990 al 2004 di circa l'11,6%, passando da 510 a 570 milioni di tonnellate. La situazione dell'Italia è "in linea" con la tendenza delle emissioni dei maggiori paesi europei. Il rapporto dell'Agenzia Europea dell'Ambiente, del novembre 2005, mette in evidenza che - sulla base delle proiezioni al 2012 e tenendo conto delle misure già adottate o programmate - la gran parte degli Stati Membri dell'Europa a 15 incontra difficoltà a rispettare l'obiettivo di Kyoto. In generale, si può dire che questa situazione è il risultato di politiche europee, energetiche e dei trasporti, ancora prevalentemente nel segno della continuità e poco influenzate dagli obiettivi assunti nell'ambito del Protocollo di Kyoto. Tuttavia il Rapporto suggerisce che l'attuazione di misure nazionali aggiuntive potrebbe migliorare le performances dei Paesi. A questo proposito, il Rapporto dell'Agenzia Europea prevede che il "gap" dell'Italia potrà essere ridotto dal 12% al 3% se verranno adottate tutte le misure indicate dal Piano nazionale per la riduzione delle emissioni approvato dal CIPE il 19 dicembre 2002. Inoltre, il Rapporto conferma che le emissioni pro capite dell'Italia sono al di sotto della media europea : questo dato è ben spiegato dal confronto delle emissioni nazionali con alcuni indicatori di "performance" economica ed energetica, che mette in evidenza l'elevata efficienza energetica e la bassa intensità di carbonio dell'economia italiana. Negli ultimi 10 anni si è consolidato infatti il "disaccoppiamento" tra le emissioni di CO2, l'intensità di carbonio dell'economia ed il PIL.
INDUSTRIAIn Italia al 31 gennaio 2006 sono stati contati 1.104 impianti a rischio (23,6% in Lombardia). Il decreto legislativo 283/05 ha introdotto elementi per minimizzare il rischio di incidente prevedendo una serie di nuove procedure e di controlli. La maggior concentrazione di stabilimenti chimici e petrolchimici si trova in Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte e Veneto, di raffinerie in Sicilia e Lombardia. Le emissioni totali delle industrie in atmosfera si sono ridotte del 23% tra il 1990 e il 2001 e in particolare si sono ridotte drasticamente quelle dei principali inquinanti (-62% per l'ammoniaca, -30% per l'NOX, -58% per l'SOX, -40% per le polveri). La produzione di rifiuti speciali nel 2003 è stata di 100,6 milioni di tonnellate, di cui il 5,4% costituito da rifiuti pericolosi. I siti industriali dimessi da bonificare sono 56 e per i primi interventi sono stati stanziato 560 milioni di euro. Le strategie e i programmi per la bonifica dei siti contaminati hanno assunto un ruolo sempre più significativo per il risanamento e il riuso di aree strategiche per lo sviluppo e la riorganizzazione urbana.
TRASPORTILa domanda di trasporto crescerà, secondo previsioni, dell'1,8% per i passeggeri e dell'1,6% per le merci (negli ultimi 15 anni la domanda è aumentata del 30% per i passeggeri e del 10% per le merci). A questo aumento della domanda non ha corrisposto una adeguata offerta di infrastrutture: dal 1990 al 2003 sono restati invariati i chilometri in esercizio sia della rete autostradale che ferroviaria. La attuale realizzazione delle opere per ampliare la rete ferroviaria comporterà sensibili cambiamenti nell'offerta e di conseguenza nelle modalità di trasporto (la realizzazione dell'alta velocità sulla Milano-Bologna ad esempio permetterà un aumento del 112% dei treni al giorno). Il parco veicolare italiano è aumentato tra il 1990 e il 2003 del 33% e tra il '90 e il 2004 i maggiori aumenti sono stati registrati nei motocicli (+82%) e ciclomotori (+50%). Le auto sono aumentate del 24%. E in questi anni è aumentata anche la cilindrata delle auto in circolazione. Il settore dei trasporti è quello che incide di più nel bilancio energetico nazionale (44,4Mtep) e il 90% è imputabile al trasporto su gomma responsabile di un terzo delle emissioni di gas serra, del 47% di quelle di NOX, del 32% delle polveri e del 31% del benzene. Il settore trasporti è responsabile del 61% delle emissioni nazionali. Ma le emissioni sono comunque diminuite: tra il 1990 e il 2004 è stato registrato in particolare un -78% per il benzene, -21% per le polveri, e l'eliminazione del piombo. Le vetture in circolazione che rispondono agli standard ambientali in vigore nel 2005 sono il 93% delle auto diesel, il 73% di quelle a benzina e il 68% dei veicoli commerciali.
AREE URBANEIn Italia ci sono 14 sistemi metropolitani in cui vive circa il 16% della popolazione nazionale. A partire dagli anni '90 a causa di fattori sociali, economici ed anche ambientali la popolazione residente nelle maggiori città ha iniziato a decrescere a favore dei comuni della prima cinta metropolitana. A Milano ad esempio la fuga dalla città, dai dati dei quattro censimenti dal 1971 al 2001, ha interessato 476.000 abitanti: la popolazione è passata infatti da 1.732.000 persone a 1.256.211; a Torino hanno 'traslocato' circa 303.000 abitanti: la popolazione della città è passata da 1.167.968 abitanti a 865.263. Negli ultimi 40 anni del secolo scorso si è allargata anche l'area urbana: in questi anni l'area urbanizzata di Palermo è triplicata e quella di Milano è raddoppiata. Negli stessi anni è aumentata la domanda di mobilità urbana che ha messo a rischio la sostenibilità ambientale. L'auto privata resta il mezzo principale di spostamento all'interno delle città (a Roma ci sono 72 auto ogni 100 abitanti), ma nelle grandi città è aumentato dal 27,6% del 2000 al 28,6% del 2004 l'uso del mezzo pubblico che è soprattutto bus e tram (58,1%.). Le metropolitane nel 2002 erano presenti solo in 5 città con 126 Km di rete, attualmente sono state appaltate e cantierate opere per la costruzione di altri 121 Km di rete che porteranno a 10 le città dotate di questa infrastruttura. Ci sono 1.700 Km di piste ciclabili nelle città capoluogo di provincia e in 8 città superano i 70Km.
GESTIONE DEI RIFIUTII dati dell'Osservatorio Nazionale sui Rifiuti mettono in evidenza i progressi nella selezione e nel riciclaggio dei rifiuti urbani, con livelli di eccellenza in alcune Regioni. Tuttavia rimane anomalo, rispetto a molti paesi europei, il ruolo ancora rilevante delle discariche: l'utilizzazione energetica dei rifiuti conferiti in discarica consentirebbe di ridurre le emissioni di metano, un gas serra venti volte più pericoloso della CO2, e di contribuire nello stesso tempo a ridurre del 10% il gap verso l'obiettivo di Kyoto e ad aumentare la sicurezza energetica del paese. Inoltre emerge la criticità dell'aumento dei rifiuti nei settori industriali che hanno conosciuto negli ultimi anni una diminuzione delle produzioni. Questo dato potrebbe essere l'effetto della riduzione degli investimenti per aumentare l'efficienza dei processi, associando così il rischio di declino industriale con l'aumento degli impatti ambientali. E' un segnale che va considerato con grande attenzione.
RISORSE IDRICHEIl Rapporto 2005 del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle risorse idriche conferma che il consumo medio giornaliero pro capite di acqua in Italia è superiore ai consumi dei paesi europei maggiormente sviluppati (tra le grandi città il record è di Roma con circa 350 litri per abitante al giorno). Questo dato è positivo se considerato dal punto di vista della disponibilità di acqua per i cittadini italiani. Tuttavia un livello così elevato di consumi è anche interpretato come indice di scarsa efficienza nella gestione di una risorsa naturale tanto preziosa quanto a rischio. Il confronto tra i consumi procapite e le tariffe mette in evidenza che in Italia le tariffe sono più basse della media dei paesi europei: la tariffa svolge una funzione di regolatore dei consumi, ovvero a maggiore tariffa corrispondono minori consumi e inoltre il sistema delle tariffe è connesso alla capacità di gestione e manutenzione dei servizi idrici. I dati mettono anche in evidenza che negli ultimi 10 anni gli investimenti nella gestione delle acque hanno avuto una diminuzione compresa tra il 20% e il 30%.
AGRICOLTURALa quantità totale di elementi nutritivi e di principi attivi contenuti nei fertilizzanti e nei prodotti fitosanitari è diminuita progressivamente. Tuttavia, tenuto conto della parallela diminuzione della Superficie Agricola Utilizzata le quantità distribuite per ettaro sono aumentate. Nella prospettiva di un'agricoltura sostenibile è necessario sostituire progressivamente l'uso di fertilizzanti e fitosanitari con tecniche a basso impatto. A questo proposito rappresenta un caso di successo la riduzione dei consumi di Bromuro di Metile (BM), largamente utilizzato in passato per la disinfestazione del terreno. L'Italia era il secondo consumatore nel mondo e il primo in Europa. Negli ultimi 10 anni il Ministero dell'Ambiente ha promosso la ricerca e la sperimentazione di nuove tecnologie che hanno consentito di eliminare il consumo di più di 7.500 tonnellate di BM annue, su un totale iniziale di circa 9.000. Un'indicazione positiva emerge anche dalla progressiva crescita dell'impiego dei prodotti biologici e dell'agricoltura biologica che copre 1 milione di ettari. Per quanto riguarda gli OGM, attualmente in Italia nessuna varietà geneticamente modificata è iscritta nel registro varietale e pertanto non ne è consentita la coltivazione, se non a fini sperimentali.
AREE PROTETTE E TURISMOIn Italia sono registrate nell'Elenco Ufficiale 772 Aree naturali protette, per un'estensione complessiva di 5.732.525 ettari, pari al 9,7% del territorio nazionale. Rispetto al 2000 sono state iscritte 103 nuove aree protette. Le aree marine protette coprono circa il 48%. La superficie protetta a terra ammonta a 2,9 milioni di ettari e oltre la metà di questa appartiene alle regioni del Mezzogiorno, dove si trovano 10 dei 23 Parchi nazionali ad oggi istituiti. La Campania, l'Abruzzo e il Trentino Alto Adige sono, nell'ordine, le regioni con i valori più alti di superficie protetta; l'Abruzzo possiede la percentuale più alta di territorio regionale protetto, pari al 28,1% con 3 parchi nazionali. Rispetto al 2000 il numero dei parchi naturali regionali non ha subito variazioni di rilievo, mentre sono state istituite 83 nuove riserve naturali regionali. La valorizzazione economica delle aree naturali protette, attraverso il turismo e le produzioni agricole di qualità (nei parchi sono stati censiti 557 prodotti tipici), sta fornendo indicazioni preziose per la riqualificazione dell'offerta turistica italiana. Più in generale, l'analisi dei "punti di forza" dell'offerta turistica in Italia conferma il ruolo della conservazione delle risorse naturali e culturali per il raggiungimento di risultati economici positivi.
Roma, 23 marzo 2006
fonte
http://www.minambiente.it/

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