13 maggio 2006

Nasce la prima Bioraffineria per plastiche biodegradabili...

Novamont sta costruendo a Terni un impianto per la produzione di biopoliesteri direttamente da oli vegetali.
Novamont sta investendo circa 15 milioni di euro in Umbria, presso lo stabilimento di Terni, con l'obiettivo di aumentare di 20mila tonnellate annue la produzione di bioplastiche valorizzando la produzione agricola del territorio. Attualmente la capacità del sito ternano è pari a 20mila tonnellate, prevalentemente a base di amido di mais. L’investimento totale per lo sviluppo del progetto Novamont si aggira sui 100 milioni di euro.La costruzione della bioraffineria, per la parte di produzione dei biopoliesteri, è attualmente in fase di completamento - ci ha anticipato Catia Bastioli, Amministratore delegato della società (nella foto) - il primo impianto sarà avviato a luglio ed uno di maggiore capacità entrerà in funzione nell'estate 2007.La bioraffineria partirà da amido e oli vegetali e darà origine a biopoliesteri (che avranno il marchio Origo-Bi), a loro volta impiegati nella composizione delle bioplastiche Mater-Bi, utilizzate in una vasta gamma di applicazioni, dai sacchetti per i rifiuti compostabili ai prodotti usa-e-getta, dai pannolini fino agli additivi per la produzione di pneumatici."Abbiamo siglato un accordo con la Coldiretti per selezionare specifiche coltivazioni destinate a questo scopo - aggiunge Bastioli - Una risorsa importante per il settore agricolo della regione, considerando che gli incentivi comunitari verranno presto a mancare".La bioraffineria non si limiterà alla produzione di bioplastiche: "Stiamo pensando ad altri prodotti, per esempio intermedi per l'industria chimica a base di oli vegetali - spiega l'AD di Novamont - L'idea di fondo è quella di creare un nuovo modello di sviluppo sostenibile, attivando partnership con altri operatori economici italiani e creando innovazione tecnologica". Una sorta filiera bio-industriale, in grado di partire da materie prime di origine agricola per produrre sistemi ambientalmente ed economicamente sostenibili e non materiali semplicemente alternativi a quelli realizzati con plastiche di origine petrolchimica.Il legame con il territorio viene più volte sottolineato dalla Bastioli: "Bisogna iniziare a considerare non solo i costi delle materie prime, ma quelli dell'intera filiera di produzione, distribuzione e smaltimento, che includono i costi di natura ambientale e sociale connessi con la qualità del territorio in cui viviamo. Comprare plastiche prodotte a migliaia di chilometri di distanza dove tali standard non sono rispettati significa condannare il nostro territorio a diminuire la propria qualità di vita e non spronare le aree in via di sviluppo ad una maggiore responsabilità sociale"."La nostra idea - conclude Bastioli - è quella di attivare impianti integrati nei più importanti territori di destinazione dei nostri prodotti, che accorcino la filiera del valore facilitando partnerships dinamiche locali nella logica della competitività ambientale d’impresa".

4 commenti:

  1. Ciao,grazie per la visita!Questo blog è molto interessante credo proprio che tornerò:)Anzi ti linko!
    A presto

    RispondiElimina
  2. Ciao.
    Vedo!Grazie per essere passata da me. Complimenti e auguri per il lavoro.Sono una sostenitrice di Agenda 21 Locale...
    Buona domenica.

    RispondiElimina
  3. Fosse per me farei tutto Bio...di sicuro con la chimica e l'inquinamento di oggi rischiamo l'autodistruzione...
    dobbiamo unirci tutti e promuovere questi nuovi sistemi per una nuova società...
    Più incrementeremo la domanda dal basso (di questi nuovi sistemi) più sarà veloce il cambiamento.

    RispondiElimina
  4. attenzione a non farsi manovrare, va bene bio purchè non inquini di più del tradizionale e che sia veramente biodegradabile!!!

    RispondiElimina