Occhialini 3D biodegradabili: ecco la nuova frontiera del cinema hi-tech. I nuovi occhiali che permetteranno di guardare un film tridimensionale senza gravare troppo sull'ambiente, sono il prodotto della partnership, annunciata ieri, fra due aziende statunitensi: la Cereplast, che è specializzata nella produzione di materiali ecosostenibili derivati dalla bio-plastica, e la Oculus 3D, factory con base in California che opera nel campo della produzione di video stereoscopici.
Gli occhialini 3D saranno realizzati con l'utilizzo di materie plastiche biodegradabili ottenute dalla lavorazione dei cereali, secondo un procedimento analogo a quello che si effettua per ricavare i sacchetti per la spesa biodegradabili e per la raccolta differenziata (che in Italia sono prodotti soprattutto in Mater-BI)
Una differenza sostanziale, dunque, se confrontata con gli attuali occhialini realizzati in plastica, calcolando che la produzione di 10 milioni di questi occhiali ha liberato nell'atmosfera la stessa quantità di anidride carbonica generata dalla combustione di 200 mila litri di benzina.
Il vantaggio che deriverà dall'utilizzo degli occhiali 3D biodegradabili sarà quindi triplo. La diffusione di questi "dispositivi", che negli ultimi mesi ha raggiunto decine di milioni di esemplari prodotti (grazie all'arrivo nelle sale di film come "Avatar" e "Alice in Wonderland") permetterà un rapido riciclo degli occhiali e una più efficace difesa dell'ambiente.
In più, secondo quanto disposto in questi giorni dal Ministero della Sanità, gli occhiali per la visione di film in 3D dovranno essere monouso. In questo caso, l'utilizzo di materiali biodegradabili potrà solo favorire la pratica dell'usa e getta, perché si faciliterà lo smaltimento e sarà più rapida anche l'adozione di materiali più sicuri.
Se, poi, non dovessero più essere utilizzati, gli occhialini 3D prodotti in tandem dalla Cereplast e dalla Oculus 3D sono stati studiati per decomporsi dopo tre mesi, senza lasciare tracce nocive.
Gli occhialini 3D saranno realizzati con l'utilizzo di materie plastiche biodegradabili ottenute dalla lavorazione dei cereali, secondo un procedimento analogo a quello che si effettua per ricavare i sacchetti per la spesa biodegradabili e per la raccolta differenziata (che in Italia sono prodotti soprattutto in Mater-BI)
Una differenza sostanziale, dunque, se confrontata con gli attuali occhialini realizzati in plastica, calcolando che la produzione di 10 milioni di questi occhiali ha liberato nell'atmosfera la stessa quantità di anidride carbonica generata dalla combustione di 200 mila litri di benzina.
Il vantaggio che deriverà dall'utilizzo degli occhiali 3D biodegradabili sarà quindi triplo. La diffusione di questi "dispositivi", che negli ultimi mesi ha raggiunto decine di milioni di esemplari prodotti (grazie all'arrivo nelle sale di film come "Avatar" e "Alice in Wonderland") permetterà un rapido riciclo degli occhiali e una più efficace difesa dell'ambiente.
In più, secondo quanto disposto in questi giorni dal Ministero della Sanità, gli occhiali per la visione di film in 3D dovranno essere monouso. In questo caso, l'utilizzo di materiali biodegradabili potrà solo favorire la pratica dell'usa e getta, perché si faciliterà lo smaltimento e sarà più rapida anche l'adozione di materiali più sicuri.
Se, poi, non dovessero più essere utilizzati, gli occhialini 3D prodotti in tandem dalla Cereplast e dalla Oculus 3D sono stati studiati per decomporsi dopo tre mesi, senza lasciare tracce nocive.
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