In questi giorni, documentandomi sulla bioplastica, ho notato che ci sono diverse materie prime con le quali poter produrre questo materiale completamente biodegradabile: mais, barbabietole, pomodori... Alla luce di tutto questo, vorrei raccontare quando l'altro giorno a mia moglie, alla cassa di un supermercato, gli hanno chiesto se voleva una busta biodegradabile oppure una tradizionale. Pensando che avesse scelto la prima, mi sono dovuto ricredere quando mi ha risposto delusa: "no, ho preso l'altra perché costava meno". Ed ecco un altra busta da bruciare nell'inceneritore di Arezzo, ho pensato.. Ma com'è possibile che convenga più produrre una busta di plastica da petrolio per poi incenerirla, che produrne una di bioplastica? Basterebbe un minimo di buon senso per cambiare (o meglio ribaltare) le carte in tavola: trasferire gli incentivi che vanno agli inceneritori, a chi produce bioplastica. Operazione francamente ardua, non tanto per l'iter burocratico, quanto per l'ostruzionismo dei "poteri forti" dell'incenerimento. Ma se ci pensiamo bene, i vantaggi sarebbero immediati, subito tangibili, e alla lunga innumerevoli: 1) Diminuzione degli inceneritori (in Toscana, ai 14 esistenti si sta discutendo di aggiungerne altri tre nell'immediato).Bruciare rifiuti, tra i quali plastica da petrolio, causa patologie anche gravi (è di pochi giorni fa la notizia dell'aumento di malati di leucemia nella zona dove opera la Chimet e l'inceneritore di San Zeno). Mettetevi nei panni di chi ha un malato (un bambino?) in casa, a causa di questi, e ditemi se non ne vale la pena di lottare per questa soluzione. 2) Riduzione effettiva delle discariche: non ci sarebbe bisogno dello stoccaggio, vista la biodegradabilità della bioplastica. A Napoli farebbero festa. 3) Drastica diminuzione di importazione di petrolio per produrre buste, giocattoli etc etc (ma quanto ancora dovremmo dipendere da questo?). 4) Enorme incremento di imprese, posti di lavoro e sviluppo in Italia, dovuto all'aumento della produzione di bioplastica. Il nostro Paese ha vaste estensioni agricole e clima favorevole per poter produrre materie prime come mais, barbabietola e pomodoro. 5) Infine, grazie agli incentivi che andranno anche alla ricerca, verrebbe sicuramente migliorata la qualità della bioplastica stessa, per poter un giorno soppiantare completamente quella tradizionale. Lancio un appello a tutte le Istituzioni: al Sindaco Brandi, al Presidente Ceccarelli, e a tutti coloro che potrebbero far qualcosa per (almeno) avviare questo percorso. Se andremo avanti cosi, ci copriremo di spazzatura e di inceneritori.
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